Inter: il buono, il brutto e il cattivo

Cassano e Cambiasso (Inter.it)

IL BUONO IL BRUTTO E IL CATTIVO

Nell’estate 2012 si è creata alla Pinetina la CCS, società per azioni (calcistiche, ndr) controllata da un terzetto particolare. Il buono, il brutto e il cattivo. Il buono è definito tale per via del suo aplomb, sembra più un inglese, anche sul campo che un argentino. Il buono, noto ai tanti con il nome di Esteban Cambiasso è il valore aggiunto dell’Inter, considerando questa prima fetta di stagione. Finora ha disputato tutte le partite, escludendo quella con la Roma persa in casa per tre a uno e quella con la Sampdoria di mercoledì scorso, il centrocampista è sempre stato schierato dal primo minuto, cosa che gli ha permesso di realizzare due gol e quattro preziosissimi assist. E’ il buono, di questo non ne dubitiamo. Aggiungiamo, l’allenatore in campo, il calciatore a cui rivolgerti in qualsiasi circostanza. E pensare che qualcuno, anzi molti, pensavano fosse diventato un ‘brocco’ dalla sera alla mattina. Invece, è bastata una cura stimolante fatta di entusiasmo e adrenalina per rimetterlo in sesto. Lasciamo da parte Cambiasso per parlare del brutto. Non ce ne vogliano la moglie, suo figlio e l’altro bimbo in arrivo. Il brutto è Cassano. Quanto, però, decisivo, ottima scelta del calciomercato Inter. Quattordici presenze da agosto a oggi, undici in campionato dove ha siglato ben cinque gol, tutti importanti per la conquista dei tre punti, fatta eccezione per la marcatura nella sfida contro la Roma, inutile poichè i giallorossi di Zeman riuscirono poi a imporsi ugualmente. Antonio, il brutto. Brutto per il Milan, anche antipatico per i cugini rossoneri, tanto da offrirlo come un vecchio paltò fuori stagione nel famoso e strano scambio con Pazzini, al quale vennero aggiunti anche un bel po’ di milioni, sette e qualcosa, giusto per non farsi mancare nulla.

Il Cattivo: Stramaccioni

Cambiasso il buono, poi Cassano. E il cattivo? Semplice, Andrea Stramaccioni. Da quando è sulla panchina interista, il dottor Jeckyll e mr Hide della Pinetina ha sbagliato poco o nulla. Tredici le vittorie su diciotto partite, tra i successi più importanti potremmo inserire i due derby, la bella scodinzolata contro la Fiorentina e l’impresa di Torino contro la Juventus. Stramaccioni ha cambiato vari moduli, alternato tanti calciatori, ma le sue idee non le ha mai messe in discussione. Voleva partire l’avventura con uno schema tattico, il 4-2-3-1, poi si è visto costretto a mutare per un più accorto 4-3-1-2 – 4-3-2-1 la variante – virando in via definitiva alla ormai di moda difesa a tre. Ha usato e sta usando la sua intelligenza per proporre nel migliore dei modi se stesso e, quindi, la sua immagine a stampa e tifosi, ma nel contempo sta difendendo da frivoli attacchi la sua squadra, il suo gruppo plasmato con tanta fatica e in così poco tempo. E’ il cattivo, per istinto e per attitudine. Non bisogna lasciarsi ingannare, la sua durezza nei post partita è una delle armi più importanti per consolidare le dinamiche di spogliatoio, per fortificare tutto l’ambiente. Il tutto trasmesso a chi è sceso in campo sabato sera, quel modo di fare che è stato straordinariamente efficace per battere la Juventus. Tre aggettivi che rappresentano al cento per cento l’Inter: buona, forse troppo contro la Roma, brutta contro il Siena, cattiva nella gara più importante. Cambiasso, Cassano e Strama autentici rappresentanti dell’interismo moderno. Si spera, vincente.

 

Raffaele Amato

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