Inter, il voto al mercato: tra speranze e impatto mediatico

Branca e Stramaccioni (Inter.it)

INTER VOTO MERCATO GENNAIO / MILANO – Tutti, o meglio buona parte, han perso il significato, il valore della parola Inter. Del club famoso e prestigioso in tutto il mondo. Lo ha perso di sicuro Massimo Moratti, più per convenienza, forse, perché non può più spendere, anzi comprare grandi campioni, perché non può più andare da un club di pari notorietà e strappargli il calciatore più importante, quello che ti fa la differenza, sempre e comunque. E allora, anche lui, si è lasciato abbindolare, con la speranza che anche i tifosi ricevano stessa sorte, dai ‘meravigliosi’ acquisti di gennaio.

Va precisato, ogni squadra andrebbe completata, creata se non c’è e amalgamata in estate, quando hai il tempo di preparare, scegliere e decidere, quando ancora non vi è l’assillo del risultato a tutti i costi, di un obiettivo da raggiungere. Ebbene, il presidente dell’Inter nelle sue ultime dichiarazioni si è lanciato in parole entusiastiche per la campagna acquisti operata dal suo staff dirigenziale, abile più a delegare a esperti missionari che ad agire in prima persona: questo è un discorso che meriterebbe tutti gli approfondimenti del caso. Con ordine: all’apertura della ‘riparazione’ è stato acquistato per circa 300mila euro Tommaso Rocchi; 35 anni, in scadenza di contratto. Pensate l’affare che ha fatto Lotito, il nuovo padrone, insieme al ‘vecchio’ Galliani, del calcio italiano: si è intascato un indennizzo importante, visto l’età del calciatore, e in più ha risparmiato sei mensilità. Un colpo straordinario, quello del club biancoceleste, abile a ‘rifilare’ un attaccante al tramonto di carriera, indietro fisicamente, inizialmente partito con l’etichetta di vice-Milito, che col passare dei giorni è diventata di ‘vice-Livaja’ che, fortuna per lui, è stato ora ceduto all’Atalanta.

Nel frattemp0, assopito l’acquisto del caro Tommasino, l’Inter ha venduto Wesley Sneijder al Galatasaray per circa 7,5 milioni di euro. Meglio di così, non si poteva fare. L’olandese post-triplete è sempre stato un’enorme delusione, un frullato di prestazioni deludenti, di continui infortuni e di comportamenti, dentro e fuori dal campo non molto degni per un ‘professionista’. Il numero dieci del presente è andato in Turchia, qualche giorno più tardi è toccato al numero dieci del futuro, Philippe Coutinho, fare le valigie. Liverpool, 10 milioni più bonus per un brasiliano approdato nell’estate 2010 con parole festanti e traboccamenti di bile all’eccesso. Gli entusiasmi si sono subito affievoliti, il bambino d’oro è diventato un ex già nel gennaio 2011, quando per giocare si è dovuto trasferire, anche solo per qualche mese, a Barcelona, sponda Espanyol. Ancora una volta, un po’ di colpe sono anche del ragazzo, l’ambiente nerazzurro, sempre troppo elettrico e lunatico, a cominciare dal presidente, ha dimostrato di non essere ideale per la crescita di un giovane, eccezion fatta per Juan Jesus; appunto, l’eccezione che conferma la regola. Inutile, in questo articolo, elencare i fallimenti tecnici e gestionali su talenti o presunti tali.

Dopo le due cessioni, poco dolorose in termini tecnici – i due trequartisti hanno giocato pochissimo negli ultimi mesi, non avevano  più futuro nell’Inter – sono arrivati, finalmente gli acquisti. Schelotto, il tornante richiesto da Stramaccioni fin dall’estate scorsa, un elemento che rafforza, ma non troppo, la rosa, non invece un possibile undici titolare. L’italo-argentino, ha passo e una discreta tecnica, in pochi anni di carriera professionistica ha già cambiato quattro società: Banfield, Cesena, Catania e Atalanta. Una promessa, quando è giunto in Italia, e tale è rimasta. Potrà rendersi utile, ma non è il rinforzo che farà fare il salto di qualità alla squadra nerazzurra. Negli ultimi tempi era diventato un habitué della panchina, contro il Milan Colantuono lo ha spedito persino in tribuna. Postilla: per strapparlo a Marino, è stato sacrificato Livaja, metà cartellino per la precisione; valeva la pena cedere uno dei migliori giovani visti negli ultimi due anni? Dire di no sarebbe troppo facile, ma affermare il contrario sarebbe come dare uno schiaffo alle ultime positive apparizioni del croato. Discorso pressoché simile per il centrocampista serbo acquistato a prezzo di super saldo dallo Stoccarda: l’ex Fiorentina è un calciatore di discreto livello che in Germania ha avuto un rendimento più basso che alto, giocando in una squadra a ridosso dalla zona Europa League (i piazzamenti dal 2009 a oggi: sesta; dodicesima; sesta: ora, undicesima). L’acquisto di Mateo Kovacic ha invece rallegrato lo spirito caduto in depressione dei tifosi interisti, soprattutto dopo il ritorno del cattivo ragazzo – d’ora in avanti la grancassa mediatica lo farà apparire come un santo guaritore – al Milan, quel Mario Balotelli che, al netto delle uscite di testa, rimane un campione vero, un vincente, basta andare a vedere la sua giovane carriera, e cosa ha vinto finora.

La stellina della Dinamo Zagabria, arrivata grazie a un blitz di Beppe Bozzo: si può dire; e diciamolo, il direttore tecnico e sportivo, nell’ombra, del club nerazzurro. Investimento da circa 14 milioni di euro, compreso bonus. Troppi o pochi, dipenderà da come riuscirà a integrarsi il diciottenne: è già partita la strategia mediatica, la campagna fatta di elogi ai quattro venti, proclami di successo e di magnificenza. Speranze (per adesso), vediamo cosa dirà il campo, vediamo se l’ambiente interista, la società e il suo tecnico, riusciranno, finalmente, a dar lustro alle qualità (che ci sono) di un calciatore giovane, promettente, ma per ora nulla più. Il 31 gennaio, le ultime ore di mercato, si son concluse con l’acquisto di Carrizo dalla Lazio: 250mila euro circa, un altro ‘sollievo’ economico per Lotito. E con il mancato arrivo di un attaccante, necessario dopo la partenza di Livaja. Altro errore. Voto alla campagna acquisti-cessione dell’Inter: 5,5 variabile. Mercato da Europa League, il futuro dipende sempre dal presente. Obiettivo terzo posto: sarà dura, ma Stramacciono è obbligato a provarci.

 

Raffaele Amato
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