Inter, le risposte alle dodici domande della Curva Nord

La contestazione della Curva Nord (repubblica.it)

INTER RISPOSTE DOMANDE CURVA NORD / MILANO – Massimo Moratti, giustamente, l’ha definita una “contestazione civile”. Dimenticandosi, però, di rispondere alle domande gentilmente e platealmente rivoltegli dal cuore pulsante del tifo nerazzurro. Il presidente, magari stupirà un po’ tutti, difficilmente riuscirà a fare contenti gli ultrà interisti, per questo abbiamo deciso, con modestia, di rispondere noi ai dodici quesiti esposti, qualcuno un po’ bislacco, poco prima dell’inizio di Inter-Lazio dalla Curva Nord.

1- Secondo lei perché tutto lo stadio ha applaudito i recenti striscioni della Curva riguardanti la società?
“Il tifo nerazzurro in generale, compresa l’informazione (anche quella troppo faziosa) si è resa conto del caos regnante all’interno della società di Corso Vittorio Emanuele. Negarlo significherebbe disinformare, qualcuno ci ha provato e ci prova tutt’ora forse perché ambisce, un giorno, a entrare nell’organigramma interista”.

2- Perché sono stati messi in discussione gli stessi medici con cui abbiamo vinto il Triplete?
“Perché è fin troppo facile prendersela con chi non ha mezzi e possibilità di difendersi. Tra l’altro, medici e preparatori sono i minori responsabili dello sfacello, soprattutto del mortificante numero di infortunati. La rosa è per la maggior parte composta da giocatori vecchi e logori, i quali constringono anche gli altri ad allenamenti assai più blandi rispetto alla normalità”.

3 – Perché il progetto di svecchiare la squadra comporta la vendita dei giovani già presenti in rosa o provenienti dalla nostra Primavera?
“Perché il vero progetto, attualmente, è quello dell’improvvisazione. La società oggi pensa una cosa, domani un’altra. Non ha saputo programmare dopo i grandi successi, tenendo con sé giocatori ormai finiti e per giunta strapagati. La Primavera serve, ed è servita, a soli due scopi: a gettare fumo negli occhi dei tifosi nel momento in cui la prima squadra annaspava, e a finanziare, in misura minore, il mercato delle comproprietà, dei prestiti e così via. L’emblema di tutto ciò è la cessione di Coutinho, su cui società e allenatore dissero di voler puntare. Poi però presero Cassano e qualche mese più tardi cedettero il brasiliano al Liverpool”.

4 – Che senso ha svendere sempre i nostri giocatori?
“La società ha sempre avuto difficoltà a valorizzare i propri giocatori, anche nella gestione tecnica di essi ha spesso lasciato a desiderare. Le conseguenze di ciò le ha pagate sempre sul mercato, dove magari ha ceduto per due cammelli elementi che in altre latitudini sarebbero stati venduti a cifre ben superiori”.

5 – 2010-2013. Dal tetto del mondo si è crollati alla situazione attuale. A fronte dell’esempio di altri club europei crede che la causa sia tutta da attribuire ai giocatori e allenatori di questo periodo?
“La scala gerarchica delle colpe parte da Massimo Moratti, indubbiamente il primo responsabile del crollo vertiginoso avvenuto negli ultimi due anni. Il presidente nerazzurro sceglie i dirigenti, i collaboratori, gli allenatori e la maggior parte dei giocatori. Sono cambiati i tecnici e alcuni giocatori, ma la struttura societaria è rimasta sempre la stessa: e i risultati si vedono”.

6 – Come mai la società è sempre passiva di fronte a ogni attacco mediatico?
“Moratti non ha mai voluto in società un uomo dalla forte personalità, in grado, come chiedono i tifosi e non solo, di difendere il club e la squadra dagli attacchi esterni, e a volte anche interni. Spesso, però, è lui stesso a fornire ‘materiale’ critico ai giornalisti. Indimenticabili le sue accuse a mezzo stampa nei riguardi di Benitez e Gasperini”.

7 – All’Inter c’è sempre un colpevole da mettere in piazza e una fuga di notizie mai vista in altri club. Non sarebbe opportuno avere nella dirigenza un “uomo forte” capace di trasmettere il senso di appartenenza, gestire tutte le situazioni societarie e “mettere” la faccia” a difesa della società?
“La risposta si ricollega a quella data in precedenza: a difesa della società vuole esserci solo Lui, ovvero Moratti. Uomini cosiddetti ‘forti’ oscurerebbero la sua immagine, a cui tiene moltissimo. Fa parte del suo carattere, vuole sempre le luci dei riflettori su di sé, a danno spesso della sua stessa società. Agisce in buona fede, però”.

8- Perché non è mai stato spiegato il reale motivo dell’allontanamento di Oriali dalla Dirigenza?
“Ha preferito Marco Branca a Oriali, i quali non sono mai andati d’accordo. Considera l’ex ‘Cigno di Grossetto’ un dirigente capace e un confidente fidato”.

9 – Perché si dice che la società Inter sia come una grande famiglia quando la realtà è l’esatto opposto? Non si è accorto che tutti pensano a se stessi e alla propria poltrona?
“L’Inter è sempre stata e sempre sarà, almeno fino a quando ci sarà Moratti in carica, una società a gestione famigliare. Il problema è che ci sono troppe ‘bocche’ e troppe ‘teste’ al suo interno, le quali spesso agiscono e parlano senza una precisa strategia. Il tornaconto è sempre dietro l’angolo”.

10 – Come si fa a permettere che la seconda maglia dell’Inter sia rossa se si è interisti?
“La maglia rossa l’ha richiesta e ottenuta Moratti. Con tutta sincerità poco collima con l’Inter, anche se non possiamo considerare tale argomento come un problema sul quale affannarsi più di tanto”.

11- Si diceva che il suo sogno era la Champions come suo padre… ora si dice che l’altro suo desiderio sia lo stadio nuovo… Va bene, ma l’Inter?
“Massimo Moratti è criticabile per una serie di motivi, ma è indiscutibile il suo amore per l’Inter. Anzi, il troppo amore gli ha spesso fatto commettere dei grossi errori, ma il suo unico pensiero è il bene del club. Vorrebbe costruire uno stadio di proprietà per l’Inter, ma la strada è molto tortuosa”.

12- Perché chi va via dall’Inter parla sempre bene di Lei ma male dell’Inter?
“Questa è una cattiva abitudine che appartiene al mondo del calcio. Moratti è sempre stato generoso all’eccesso con i suoi giocatori, più delle volte anche ‘tradito’ da alcuni di essi. E’ chiaro come ai giocatori non vadano bene alcuni ‘modi’ di Branca, qualche volta criticato senza giusta causa. P.s.- La rivoluzione dovrebbe cominciare proprio dal direttore tecnico, che ormai ha finito il suo tempo”.

 

Raffaele Amato
@RaffaeleAmato11

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