Cambiasso: “Fiducia nel nuovo progetto. Nell’Inter di Thohir…”

Esteban Cambiasso (Getty Images)

INTER CAMBIASSO / MILANO – Criticabile, perché era un grande campione e, quindi, ci aveva abituato bene. Parliamo di Esteban Cambiasso, ieri come oggi – anche se le prestazioni non sono nemmeno lontanamente paragonabili – uomo cardine dell’Inter. Un tempo manciniana, mourinhana e persino stramaccioniana. Adesso mazzarriana, ovvero pragmatica e solida, se almeno ci si dimenticasse della brutta figura fatta sabato sera con la debordante Roma di Rudi Garcia. Il centrocampista argentino, ai microfoni di ‘Sky Sport’, parla di (quasi) tutto, a modo suo e con estrema chiarezza.

PROGETTO INTER – “Stiamo cercando la condizione migliore. Non siamo noi a pronunciarci in modi estremi, né quando vinciamo, né quando abbiamo perso un’unica partita. Se lotteremo per i primi tre posti? Noi faremo del nostro meglio e lotteremo per arrivare più in alto possibile. Per il progetto. Non credo al ‘sulla carta’. Io credo solo al campo. Mi sento bene, approfittiamo della sosta per lavorare e trascorrere un pò di tempo con la famiglia. Mi è appena nato un altro figlio. Ora, con due figli milanesi ho chiuso il cerchio aperto dai miei antenati italiani”.

ICARDI E ALVAREZ – “Mauro è un buon attaccante che può diventare grandissimo. Ci vuole tempo. E’ già a buon punto. E’ sulla strada giusta. Assomiglia più a Batistuta e a Crespo che a Cruz. I giocatori come Ricky, invece, hanno bisogno di essere messi nella condizione giusta. Ma l’anno scorso è stata dura. Quest’anno invece c’è un’altra solidità“.

PROBLEMA STADI – “I cori ci sono da quando c’è il calcio. Ci sarebbe un discorso molto più lungo da fare che non uno stadio chiuso. Mi ricordo che quando ero bambino, se a scuola uno si metteva a urlare o saliva in piedi su una sedia o su un banco, la prima cosa che il maestro gli faceva notare era che non si trovava allo stadio… Già a quell’età la sensazione era che allo stadio tutto fosse permesso: i cori offensivi dalle tribune verso i giocatori ci sono stati e penso che ci saranno sempre. Ognuno cerca di far male al giocatore offendendolo con l’intento di farlo rendere di meno”.

ZANETTI E THOHIR – “Torna a novembre? Javier è sempre molto positivo e questo lo aiuta molto. Fascia da capitano? Provo di più emozione per i figli e per i trofei vinti. La fascia è di Zanetti. Io conosco il mio ruolo qui. Prossimamente entreranno in società delle persone che vogliono investire e fare un’Inter ancora più grande, al di la’ della nazione dalla quale provengono. Personalmente non mi sento di dire niente. Io mi sento solo di fare quello che ho sempre cercato di fare, ovvero svolgere al meglio il mio mestiere e che questo possa anche contribuire, nel mio piccolo, a rendere ancora più grande questo club”, conclude Cambiasso.

 

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