Voto al mercato dell’Inter

Piero Ausilio

CALCIOMERCATO INTER / MILANO – Voto 6 di fiducia al mercato dell’Inter. Sei perché è stata migliorata la rosa, resa più competitiva per la stagione rispetto a un anno fa, quando Mazzarri aveva a disposizione un buon numero di giocatori vecchi, logori e in scadenza di contratto. Va detto che non è arrivato nessuno in grado di fare la differenza, bensì delle ‘scommesse’ che si possono vincere o perdere. Il voto può alzarsi o abbassarsi, questo dipenderà dal campo: ovvio che i giudizi, compreso i nostri, van fatti prima non a giochi conclusi.

Potevamo dare anche meno di sei per tre semplici motivi: 1) paradosso: la squadra, seppur migliorata, è incompleta. Mancano un difensore centrale, nello specifico Rolando (il migliore della passata stagione), un centrocampista in grado di ‘attaccare’ lo spazio (il settore è formato solo da mediani e giocatori, vedi Hernanes e Kovacic, che non si muovono senza il pallone fra i piedi), e un quarto attaccante (invocato anche dal tecnico dopo Torino) con caratteristiche diverse dai vari Icardi, Osvaldo e Palacio; 2) la gestione della vicenda Guarin è stata alquanto imbarazzante: messo ai margini (con la conseguenza che il prezzo sia vertiginosamente calato) e offerto a mezza Europa, Ausilio ha avuto il grande difetto di arrivare all’ultimo giorno per provare a piazzare un giocatore che avrebbe potuto cambiare, in meglio, il mercato in entrata. Adesso cosa accadrà? Si cercheranno acquirenti per gennaio, tralasciando le ipotesi Russia e Turchia, con il valore del cartellino che potrebbe continuare a scendere; 3) punto che va a braccetto col secondo: anche in questa sessione la dirigenza nerazzurra è stata incapace di vendere (per davvero!) sia i buoni sia i mediocri: Alvarez (prestito oneroso) e Taider (prestito con diritto di riscatto) l’Inter rischia di ritrovarseli ad Appiano fra dodici mesi. Nota assai dolente che potrebbe deteriorare il rapporto tra Ausilio e Thohir, che pretendeva almeno una onerosa cessione per proseguire nell’autofinanziamento ma che ha non ha messo nelle giuste condizioni il suo direttore tecnico, che peraltro insieme a Branca (dal dicembre 2010) aveva già dimostrato di non avere una visione lungimirante sulla costruzione di una squadra.

Insomma, Thohir non era obbligato a comprare l’Inter, ma ora che l’ha fatto è in un certo senso ‘obbligato’ a investire. Va bene la crisi, il bilancio e la transizione post-transizione Moratti, ma per rialzare il club non basta Bolingbroke. Stringere la cinghia senza al contempo investire, non porta a risultati. Questa Inter lotterà per quarto-quinto posto, il piazzamento Champions diventerebbe possibile solo in caso di ‘harakiri’ del Napoli (avvicinabile con due acquisti di spessore). A meno che Mazzarri non decida di puntare al massimo soprattutto di giovedì.

Raffaele Amato

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