Mazzola: “Inter, Icardi deve farsi sentire. Ai miei tempi Suarez e Picchi…”

Sandro Mazzola (Getty Images)
Sandro Mazzola (Getty Images)

INTER MAZZOLA / MILANO – Sandro Mazzola, storica bandiera dell’Inter, si è concesso ai microfoni della ‘Gazzetta dello Sport’ parlando del momento della squadra nerazzurra e dell’imminente derby con il Milan. Queste le sue parole: “Credo che Mancini abbia già messo una pietra sopra alla gara contro la Juventus, semmai avrà preso uno per uno i giocatori spiegando loro gli errori commessi. Certo, a questa squadra serve un capopopolo in campo, e questo deve essere Icardi. Se ad inizio partita prende la palla e calcia verso la porta, probabilmente i suoi compagni capiscono l’antifona e prendono coraggio. Ai miei tempi era Luis Suarez, noi lo chiamavamo ‘il vecchietto’. Quando le cose si mettevano male correva da una parte all’altra del campo soltanto per spronarci o rimproverarci. Il grande Armando Picchi invece ci metteva in riga, anche a fine primo tempo si prendeva la briga di catechizzare chiunque ne avesse bisogno”.

Icardi out contro la Juve? Penso che Mancini abbia voluto dare una lezione agli altri. Far capire loro che, anche da soli, avrebbero potuto farcela. Poi le cose sono andate in un altro modo, ma lui avrà voluto scatenare una reazione nel gruppo ‘colpendo’ il numero uno. Una tipica operazione alla Herrera, per dire. Un aneddoto sui derby passati? Ricordo un 5-2 per noi, dove all’inizio eravamo in difficoltà. Capii che dovevo scambiare il posto con Corso, e mi misi a sinistra. Finii che vincemmo con un gol di Corso e due miei. A fine partita, chiesero ad Herrera della scelta di spostarmi e lui disse: “Ho capito che bisognava fare così”. Si era preso il merito…”.

La cessione di Guarin? A me onestamente piaceva, forse ha pagato un po’ i suoi grilli per la testa. Ma ci avrei pensato bene prima di lasciarlo andare. Ha i colpi giusti, e non a caso aveva deciso il derby d’andata. In mediana tra Medel e Brozovic sceglierei il primo, perché recupera tanti palloni e ne gioca altrettanti. La cosa più importante comunque resta la mentalità, che deve partire dall’alto. Ai miei tempi c’era Angelo Moratti, oggi c’è Erick Thohir che a me ha fatto una buona impressione. Bisogna solo togliersi il cappello di fronte a una persona che viene in Italia ed investe”. Infine, un pronostico per il derby: “So già come va a finire, ma non lo vengo certo a dire a voi…”.

Alessandro Caltabiano

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