Pioli è solo il prossimo da esonerare

Pioli ©Getty Images
Pioli ©Getty Images

INTER PIOLI DE BOER / MILANO – L’arrivo (non ancora ufficiale) di Stefano Pioli può essere visto in maniera positiva solo per un aspetto: per la prima volta da quando riveste il ruolo di direttore sportivo dell’Inter, carica che riteniamo fondamentale per una società di calcio più di quanto possa essere quella di amministratore delegato, Piero Ausilio ha deciso il nome dell’allenatore, il terzo della stagione, dando finalmente un peso a sé stesso (in attesa di un segnale da Zanetti, mentre per Gardini non abbiamo speranze). Fin qui non era mai davvero accaduto, anche se adesso accade con tanti asterischi: tra gli italiani l’ex laziale – che, come de Boer, in una situazione ‘normale’ non sarebbei mai stato preso – era uno dei pochi credibili e forse proponibili a uno spogliatoio troppo numeroso e sicuramente ingovernabile a causa della pochezza di una proprietà (definirla dilettante allo sbaraglio sarebbe poco) che ancora non ha capito bene dove si trova, cosa ha comprato e a chi ha affidato la gestione (riferimento chiaro a Thohir, un incompetente calcistico al cubo) di un club chiaramente allo sbando.

Tornando a Pioli, che in carriera ha utilizzato un po’ tutti i moduli mostrando ottime capacità di adattamento delle proprie idee alla rosa: difficilmente risolverà i problemi di una squadra che ha bisogno di trovare equilibrio dentro e fuori dal campo ma che sulla carta può giocarsela per la Champions (certo, ora per il terzo posto è dura), sicuramente per lui non vediamo un futuro nerazzurro oltre giugno, se non addirittura oltre la prossima primavera, al di là del contratto che dovrebbe avere il 2018 come data di scadenza. I tempi per Simeone, o di un allenatore di tale portata, sono più che maturi. Come, e sarebbe ora, di una vera e autorevole società.

Raffaele Amato

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