Inter, come se ne esce? Società o con (un) Simeone

Inter, Diego Simeone (Getty Images)
Inter, Diego Simeone (Getty Images)

ANALISI PROBLEMI INTER / MILANO – Sulla fin qui disastrosa stagione dell’Inter non aveva colpe de Boer, non ne ha di certo e non ne avrà Stefano Pioli. I responsabili di tutto quello che sta accadendo e che è accaduto perlomeno dall’estate scorsa ad oggi sono quelli in alto: Suning e Thohir, calcisticamente parlando dei dilettanti allo sbaraglio. Poi a scendere la dirigenza, da Zanetti ad Ausilio passando per Gardini (senza dimenticare il licenziato Bolingbroke), degli yes-man che proprio per questo non possono essere figure autorevoli agli occhi della squadra, che ha dei limiti strutturali non risolvibili quest’anno e nella quale ci sono fin troppi giocatori non professionisti al cento per cento e/o con la valigia in mano (così è impossibile creare un gruppo con un’identità forte), senz’altro non aiutati dalla situazione e dai continui e scellerati cambi di allenatore.

Da questa crisi profonda si può uscire solo – oltreché comprando campioni con la ‘C’ maiuscola. In rosa c’è solo Miranda, che però è da mesi impresentabile – se i cinesi si decidono a creare una società di spessore, snella e competente a cui delegare la gestione sportiva. Oppure, se proprio volessero proseguire alla stregua del Moratti che fu, prendendo un tecnico capace di colmare tutte le lacune del club, di non farsi tritare dal perenne stato di caos. Un tecnico che non sia solo un tecnico, un leader carismatico che possa prendere di petto l’Inter, ridandole immagine, forza e caratura internazionale. Di Mourinho versione interista in giro ce ne sono pochissimi.

Ce ne vengono in mente soltanto tre: l’ideale sarebbe Simeone (prima del suo arrivo l’Atlético Madrid non era nulla), ma anche Jurgen Klopp e Antonio Conte (che però ha un passato troppo juventino) potrebbero essere i profili giusti. La terza via è fare le due cose, società e ingaggio del grande allenatore. Ma siamo realisti e per questo non pensiamo che si possa arrivare a tanto.

Raffaele Amato

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