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Inter-Catania, conferenza Ranieri: “Non mi sento sotto esame, vittoria unica medicina”

Claudio Ranieri - Getty Images

INTER-CATANIA, CONFERENZA RANIERI / MILANO – Ultima spiaggia per Claudio Ranieri. Le sette sconfitte nelle ultime otto gare hanno messo in dubbio la sua posizione sulla panchina dell’Inter. Ed ora il tecnico testaccino è ad un bivio: un successo contro il Catania per guadagnarsi la conferma e provare a salvare la stagione, oppure un altro risultato negativo ed esonero quasi inevitabile. “Non vivo questa partita come quella da dentro o fuori, ho la piena fiducia della società e sono determinato a far bene. Non mi sento sotto esame: quando sono arrivato situazione era molto più critica, eravamo con spalle al muro, ero positivo allora e lo sono anche adesso – mette in chiaro Ranieri in conferenza stampa – La vittoria in questo momento è una medicina troppo importante, ma per vincere bisogna far gol, cosa che noi non riusciamo a fare. Il Catania vive sulle ali dell’entusiasmo, si è tirato fuori dalle sabbie mobili della zona retrocessione: ha dei buonissimi giocatori, abili soprattutto in contropiede, perciò dovremo stare molto attenti. Il modulo? Il 4-4-2 utilizzato nelle sette vittorie consecutive è sempre stato mascherato visto che in fascia giocava sempre un giocatore d’attacco. Ma non è lo schema che fa giocare meglio o peggio la squadra, sono i giocatori“.

SNEIJDER, STANKOVIC E FORLAN – Mister Ranieri si è soffermato a parlare dei singoli a partire dal solito Sneijder: “Ho detto mille volte che deve giocare dietro una o due punte per essere libero di inventare il suo calcio. Dire che è un problema per noi non è esatto: non è nel suo anno migliore, ha avuto diversi problemi, poi ultimamente ha giocato, ma va gestito in una certa maniera. Forlan come Milito nel periodo peggiore? Sì, nel ragazzo c’è la stessa voglia di riscatto che aveva il ‘Principe’ allora. Stankovic non l’ho convocato perchè aveva qualche problemino e non l’ho visto bene negli allenamenti. Non c’entrano le dichiarazioni post Napoli, anche perchè lui ha detto che vengo sostituiti sempre gli stessi, ma lui ha giocato talmente poco che non può essere tra quelli…”.

CRISI INTER – Come sempre quando i risultati latitano quello che rischia di pagare per tutti è l’allenatore, ma in settimana Zanetti, Cambiasso e Milito hanno ribadito che la squadra è tutta con Ranieri: “Sono parole importantissime, il problema c’è, ma si supera soltanto tutti insieme: solo con l’aiuto di tutti se ne esce. E’ stata brava la società a darci il suo sostegno e anche i tifosi che ci incitano sempre per 90 minuti e solo alla fine se non va bene contestano, a loro chiedo di continuare ad aiutarci per tirarci fuori da questa situazione. Domani sarà importante il lato caratteriale, in questo momento manca la testa, non le gambe o la qualità, dobbiamo reagire: ci vuole il sangue freddo che situazione richiede. Di certo non ci arrendiamo, credo sempre nei giocatori e nella squadra: l’obiettivo è vincere domani, come se fosse l’ultima partita“.

GIOVANI E DIGIUNO GOL – Oltre alle tante sconfitte, un dato sconcertante balza agli occhi: zero gol fatti nelle ultime cinque partite. “Poca determinazione, un pizzico sfortuna e la mancanza serenità – sono secondo Ranieri i motivi del digiuno – Certamente non va tutto bene, spesso il gioco non è fluido, ma le occasioni per segnare le abbiamo sempre create. Anche a Napoli non abbiamo fatto una gran partita, ma loro hanno fatto gol su un regalo nostro, poi la grande chance l’abbiamo creata noi. Lo stesso discorso vale per le partice contro Marsiglia, Novara e Lecce. Finora abbiamo fatto undici vittorie ed undici sconfitte, molte immeritate: quando incontro gli altri allenatori mi fanno i complimenti perchè creiamo tanto, ma contano i risultati…“. A chi gli rimprovera di puntare poco sui giovani il tecnico nerazzurro risponde: “Quando faccio la formazione non guardo la data di nascita, anche se l’esperienza conta, ma quello che hanno fatto negli allenamenti e quali ragazzi possono mettere in difficoltà gli avversari”.

Maurizio Russo

Nato nel 1982, da sempre appassionato al calcio, praticato e raccontato in tutte le sue forme: da giocatore e da arbitro in campo, da giornalista sin dal 2009. Numeri, curiosità, retroscena e non solo del calciomercato mi hanno portato a fare della passione una professione.

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