INTER SENZA CARATTERE CONCENTRAZIONE INCUBI PASSATO / MILANO – Si salvi chi può. Siamo alla seconda giornata di campionato e l’Inter è già costretta a raccogliere i cocci dopo la prima pesante sconfitta. Un 1-3 in casa contro la Roma che non ammette “se” e “ma”. Senza alibi la debacle interna della squadra di Stramaccioni. Il tecnico nerazzurro, forse troppo ‘gasato’ dalla vittoria di Pescara, si è lasciato andare nello schieramento iniziale. Troppa la fiducia in un tridente temibile sulla carta, meno in campo. Soprattutto quando davanti vi è un collettivo ben organizzato e sicuro di sé come quello giallorosso.
Al di là delle decisioni (illogiche?) di Strama, l’Inter è apparsa meno brillante rispetto alla prima giornata. Poca la concentrazione di Zanetti e compagni – inspiegabile la libertà di assist lasciata dal capitano a Totti sul gol di Florenzi, tra l’altro senza marcatura in area di rigore – scarsa, o quantomeno discontinua l’intensità di gioco. Fattori decisivi ai fini del risultato finale. Svarioni incomprensibili per una squadra con ambizioni importanti, almeno nelle parole dei protagonisti. “Problema più psicologico che tecnico”, con queste poche parole il tecnico interista ha aperto e chiuso la parentesi sulla sconfitta contro Zeman. Una lezione di calcio da parte del boemo, favorito dal disordine tattico dei nerazzurri e da un Totti sugli scudi.
Lui sì, un campione. Per fortuna la stagione è appena cominciata, male comunque. In novanta minuti – cattivi presagi se ne erano avuti giovedì in Europa League – si è bruciato tutto il buono visto a Pescara, avversario però, di basso livello. Come la si vuole guardare, con ottimismo o pessimismo, nella mente e negli occhi dei tifosi nerazzurri tornano gli incubi del passato. Quello recente. Della passata stagione. La più negativa, o quasi, della storia del club. Stramaccioni deve intervenire prima che sia troppo tardi, prima che una sconfitta faccia seguito a un’altra. “Imparare dagli errori”, questo il leitmotiv ascoltato quest’estate.
Assestare la squadra, darle maggiore continuità e più equilibrio: il duro lavoro di Stramaccioni parte adesso. Senza dimenticare i rimproveri a quei giocatori che dovrebbero e potrebbero fare la differenza. Uno in particolare: Wesley Sneijder. L’olandese non è Totti. Non trascina i compagni, non prende in mano la squadra, spesso si nasconde fra gli avversari. Ad aspettarlo si rischia di invecchiare. Anche per lui, il tempo dei proclami è finito. Ora aspettiamo i fatti.
Raffaele Amato
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