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Inter: la dura legge del gol

Diego Milito e Antonio Cassano (Getty Images)

INTER, LA DURA LEGGE DEL GOL / MILANO – La convinzione nei propri mezzi e la maggior qualità hanno fatto la differenza. Con due gol, di Milito e Cassano, l’Inter vince, di nuovo in trasferta, contro il Torino. Granata che per tutti i novanta minuti seminano, corrono, ma non finalizzano. I nerazzurri, invece, da squadra più quadrata e concreta, concretizzano al massimo le pochissime occasioni da gol. Le novità alla gara le porta tutte Andrea Stramaccioni: cambio di modulo, unica punta davanti, fuori FantAntonio, Sneijder in appoggio. Sulle corsie esterne quattro laterali, uno meno difensivo dell’altro. Coppia di centrali nuova: al fianco del confermatissimo Ranocchia, Juan Jesus. Il brasiliano in una sola gara convince anche i più scettici. Temperamento e senso della posizione ai limiti della perfezione. Fulcro davanti la difesa, Esteban Cambiasso. Che come una molla ha fatto la spola tra centrocampo e reparto difensivo, andandosi a posizionare in mezzo, al fianco dei due giovanotti, nel momento in cui bisognava impostare l’azione. Strama ha indovinato le scelte, bloccando le corsie esterne del Toro, le migliori armi dell’esperto Ventura.

Il gol splendido di Milito ha disingorgato una partita complicata, se non per le poche occasioni create dai nerazzurri. Con Sneijder che ha giocato a nascondino, uscito poi imbufalito per far posto a Cassano. Ed è proprio il barese che ha chiuso i giochi, capitalizzando al meglio un cross basso di Ricky Alvarez. I veli di Cambiasso e Milito hanno favorito l’ex rossonero, bravo a liberarsi dalla marcatura di Masiello, e a siglare il colpo del k.o. Paradossalmente, il secondo tempo della banda di Stramaccioni è stato giocato meglio rispetto alla prima frazione. Nella ripresa, con l’ingresso di Alvarez al posto di Jonathan, la manovra della Beneamata (o anche Benecriticata) è apparsa più fluida e corale, il che, però, ha permesso al vecchio cuore granata di agire in contropiede quando e come gli pareva. Bianchi e Sgrigna non sono Milito, ma questo si sapeva già. Difesa a tre e centrocampo a quattro, o a cinque: Strama ha riadattato la sua Inter al modo di giocare degli uomini di Ventura. Provinciale? Macché. Efficace. Vincente. Concretezza, il massimo con il minimo sforzo.

Le critiche a questa squadra ci sono state e ci saranno, fa parte del gioco. Meglio, però, non crearsele dall’interno. La rabbia di Sneijder, al momento del cambio, è l’unica nota stonata della vittoria di ieri sera. L’olandese, avulso e impreciso, invece di far polemica col suo mister, dovrebbe recitare molti mea culpa. Prendersela solo con se stesso. E cercare, una volta per tutte, di tornare a fare la differenza sul campo, cosa che non accade, con continuità dalla famosa stagione del “sièvintotutto”. Sneijder non offusca la vittoria dell’Olimpico, questo è certo. Anche perché, Stramaccioni nel corso delle interviste post-match a saputo difendere e difendersi come un gladiatore romano da attacchi e ‘sparate’ dei “sotuttoio”. ‘Solo chiacchiere e distintivo’. La sostanza è una sola: l’Inter conquista tre punti fondamentali per morale e classifica. Scacciata la sconfitta contro la Roma. Era anche ora! In trasferta quattro vittorie su quattro, mica male. Meglio, sicuramente, si dovrà fare in casa. A cominciare da giovedì, contro il Rubin Kazan. Fra un paio di mesi capiremo dove potrà arrivare la squadra nerazzurra, quale potrà essere la sua massima ambizione.

 

Raffaele Amato

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