INTER, DIFFERENZA TRA ME E TE CONFRONTO RANIERI-STRAMACCIONI / MILANO – C’era una volta l’Inter depressa, mortificata da una campagna acquisti al limite dell’indecenza, catapultata a terra da alcune scelte poco comprensibili della società e del suo presidente Moratti. C’era una volta l’Inter di Gasperini, per poco tempo e per fortuna dei tifosi interisti, c’era una volta l’Inter di Claudio Ranieri, quella della striscia di vittorie consecutive, sette a esser precisi, la ‘Waterloo’ fu Lecce, sconfitta 1-0 contro i salentini di Cosmi, che a fine stagione salutarono comunque la serie A. E c’è l’Inter di Stramaccioni. Due allenatori diversi, caratterialmente e tatticamente, agli antipodi, il testaccino potrebbe essergli padre al giovanotto, 1951 rispetto a 1976.
Ma il confronto non è solo ideale, idealista o qualsivoglia, ma è soprattutto numerico. Cioè, chi ha fatto meglio nelle prime dodici giornate di campionato? Ai punti, l’Inter attuale, 27 (9 vittorie e 3 sconfitte), a differenza dei 22 conquistati da Ranieri (7 vittorie, 1 pareggio e 4 sconfitte), dalla quinta giornata (3-1 a Bologna) alla sedicesima (1-0 a Cesena), visto che il tecnico romano – la città di nascita è l’unica cosa che li accomuna – subentrò a ‘Gasperson’ – Ferguson ci perdoni – esonerato dopo il k.o. a Novara. La differenza tra lui e l’altro è rilevante anche nei gol fatti e subiti: 24 realizzati e 12 incassati in questa prima parte di stagione, 13 messi a segno 11 quelli sciroppati per la maggior parte da Castellazzi. Strama è però, almeno per quello visto finora, il meno legato a uno schema tattico: ne ha cambiati quattro da agosto a oggi, ha adottato inizialmente, a Pescara, il 4-3-2-1, cambiato in corso d’opera con il 3-5-2, con la variante del trequartista (3-4-1-2), passando, sembra in via definitiva al 3-4-3, tre punte fisse, Cassano, Milito e Palacio. Don Claudio, nei pochi mesi alla Pinetina, è stato più fedele al suo dogma, il 4-4-2, seppur a rombo o diamante, lo si potrebbe chiamare in qualunque modo ma la sostanza resterebbe sempre la stessa.
Nei numeri e con i numeri si possono capire tante cose, resta però sempre e solo il campo il vero giudice. L’unico. L’Inter vista nella scorsa stagione, fallimentare alla fine, non è proprio paragonabile a quella del cosidetto ‘nuovo corso’. Quest’anno, la squadra ha un gioco ben preciso, un’identita, una difesa molto più solida e, soprattutto, un reparto offensivo straordinario. Il buon lavoro di Strama è sotto gli occhi di tutti, ma è impossibile non sottolineare le prestazioni super dei vari Cambiasso, Milito, Samuel. Vecchia guardia, nuova Inter. Un sottile ma profondo cambiamento.
Raffaele Amato
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