INTER MESE NERO AVANTI UN ALTRO / MILANO – La vittoria contro il Palermo acciuffata grazie all’autorete di Garcia, degna della Gialappa’s Band, ha chiuso il mese nero dell’Inter. Tutto ha avuto inizio a Torino, contro la Juventus: la super vittoria, firmata da due gol di Milito e uno di Palacio, ha seriamente messo troppi grilli nella testa dei calciatori nerazzurri, visto che dal 3 novembre in poi, eccezion fatta per il successo a Belgrado in Europa League (1-3), sono stati ottenuti solamente quattro punti, in altrettante gare. Cinque gol realizzati, uno nelle ultime due contro Parma e Palermo (autogol del difensore rosanero), sei quelli incassati, incredibilmente tre dall’Atalanta, dopo il sigillo sui nerazzurri ha perso tre match consecutivi, e due dal Cagliari, anch’esso dopo il pareggio al ‘Meazza’ ha esclusivamente lasciato lo stadio da perdente, sia in casa col Napoli sia nella trasferta di ieri a Udine.
CRISI (IR)REVERSIBILE, Maledizione Strama, o qualcos’altro: no, anzi, solo i segnali inequivocabili di un malessere, profondo ma non sappiamo quanto, di una squadra smarrita, spenta nel fisico ma soprattutto nella mente. Fattore psicologico, perlopiù, aggravato, e non poco, dall’elemento ‘I’. I come infortuni, a centrocampo – all’appello mancano Mudingayi, Stankovic e così via – e in difesa, la lunga convalescenza di Chivu però non sorprende, il romeno ci ha abituato da almeno tre anni a ampi periodi di stop forzato. La mini-crisi, stoppata forse in maniera definitiva ieri con la vittoria sul Palermo, è anche attribuibile alla mancanza di un vero regista, di un calciatore capace di dettare i tempi e di gestire, soprattutto in casa, la manovra: è fondamentale avere il pallone fra i piedi quando si è in debito d’ossigeno. Sul mercato estivo non si è agito in tal senso, la Primavera finora è stata ottima per la propaganda ma di utilità pari allo zero per la prima squadra, ancora saldamente affidata ai vecchi senatori, bravi fino a un ventina di giorni fa a tenere in piedi la baracca.
CASSANO, SNEIJDER E IL CALENDARIO, da domenica in poi, quattro partite complicate (due trasferte), nell’ordine: Napoli, la più in forma del campionato, Lazio all’Olimpico’, Genoa in casa – il match maggiormente alla portata – e Udinese al ‘Friuli’. Un altro mese, o poco più, decisivo per il destino dell’Inter e per un terzo posto, ora l’obiettivo più concreto, da sudare fino al termine della stagione, nulla è deciso, specialmente a dicembre. Stramaccioni potrà ritornare a fare affidamento, subito al ‘Meazza’ contro Cavani e compagnia bella, su Antonio Cassano, la cui assenza per motivi disciplinari ha notevolmente pesato nell’economia del gruppo e in campo: la sua rapidità nel servire gli attaccanti, Coutinho per ora si è dimostrato un calciatore più da calcetto (il brasiliano difetta enormemente in agonismo) che da grande platea, è venuta a mancare sia a Parma che contro l’armata ‘Brancaleone’ di Gasperini, guarda caso il solo gol in due match è arrivato grazie a un autogol. E poi c’è la vicenda Sneijder, gestita con approssimazione e dilettantismo dalla società nerazzurra: inspiegabile l’uscita di Branca, che ha spifferato senza misure la diatriba in atto con l’olandese, anziché tenerla chiusa fra le mura della Pinetina. L’esternazioni del direttore tecnico hanno generato caos e nervosismo, la stampa è contro l’Inter? niente affatto, è il club nerazzurro che, da perfetto masochista, autofomenta polemiche e discussioni attorno a sé. Prima si chiude la questione, meglio è. Per tutti. L’Inter ha dimostrato sul campo di poter fare a meno di Sneijder, ma in futuro avrà bisogno di campioni veri (e per forza di cose un po’ costosi) per tornare a risplendere di luce accecante.
Raffaele Amato
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