INTER, PARLA STRAMACCIONI / MILANO – In un’ampia intervista concessa al ‘Guerin Sportivo’, il tecnico dell’Inter Andrea Stramaccioni parla a tutto campo sulla sua esperienza di allenatore: “L’idea di fare questo mestiere matura col tempo – afferma il tecnico romano – Quando ho smesso di giocare per un problema al ginocchio reagii malissimo, dopo qualche anno ho iniziato a lavorare gli Allievi sperimentali dell’Az Sport, una società di Montesacro, con cui vinsi due campionati. Poi arrivarono due scudetti con la Romulea, dopo approdai alla Roma. Intanto, continuavo a fare pratica in uno studio legale; poi la chiamata dell’Inter per la Primavera“.
L’ESSENZA DI UN ALLENATORE – Stramaccioni prova a spiegare il ruolo di un tecnico: “E’ colui che ha la responsabilità di guidare una squadra. Il modo di guidare un gruppo cambia a seconda dell’età delle persone. C’è una grossa differenza tra allenare Primavera e prima squadra. Punti di forza? Direi il rapporto coi giocatori, basato sulla chiarezza e sull’immediatezza, il che dà grandi vantaggi in ambito lavorativo. Sottolineo anche l’importanza della qualità del lavoro sul campo e la competenza. Che, come punto debole che evidenzierei, è spesso collegata al risultato del campo. Capisco gli investimenti, ma l’incertezza che si viene a creare influisce sull’attività che si svolge. Un altro aspetto negativo è la sovraesposizione mediatica per qualunque cosa accada intorno alla squadra. Siamo dei rappresentanti mediatici, e si è speso costretti ad accettare critiche o giudizi che non dipendono dal nostro operato”.
CARATTERISTICHE – Ecco cosa, secondo il tecnico romano, deve avere un allenatore: “Deve avere forte personalità, intesa come capacità di avere un certo impatto sugli altri, come carisma e come leadership. Avere l’abilità di saper comunicare in maniera efficacee avere una discreta sensibilità per comprendere gli altri. Ovviamente insieme alla competenza e la padronanza del mestiere”.
MODELLI – Ecco dove Stramaccioni ha preso spunto per affinare le sue competenze di tecnico: “Quando Cesare Prandelli era a Parma ho avuto modo di osservare a lungo il suo modo di preparare e gestire gli allenamenti. Da Luciano Spalletti, in cinque anni, ho imparato tantissimo. Infine vorrei nominare Arrigo Sacchi, il grande promotore del calcio, dell’applicazione, della ripetizione”.
ALL’INTER – Inevitabile parlare più dettagliatamente dell’esperienza nerazzurra: “Sicuramente il passaggio dalla Primavera alla prima squadra è un salto molto grande, in cui variano le componenti di comunicazione e subentra il concetto di risultato in modo determinante. Senza trascurare la presenza di due elementi come giornali e media che monitorano e giudicano costantemente dall’esterno, e dei tifosi. Tutte queste differenze moltiplichiamole per cento, se la prima squadra poi si chiama Inter e tu subentri dopo quattro grandi allenatori che per un motivo o un altro non sono rimasti alla guida della squadra”.
Giacomo Indiveri
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