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Inter, al cuor non si comanda: ma Stramaccioni corra ai ripari

Andrea Ranocchia (Getty Images)

INTER-BOLOGNA 3-2 STRAMACCIONI FUTURO / MILANO – L’Inter ha vinto, è in semifinale di Coppa Italia. Con franchezza, l’unico trofeo conquistabile in questa stagione. Potremmo finirla qua, non aggiungere un bel nulla parlando di altro. Del gol allo scadere di Ranocchia, del meraviglioso colpo a effetto di Palacio o dello strapotere di Guarin, un pilastro del centrocampo. Tutto straordinariamente bello, in parte è così. Proprio a Bologna, in campionato, la squadra nerazzurra ha giocato una delle partite più belle di questa stagione, mesi addietro, alla fine di ottobre, nel periodo più florido e redditizio di Zanetti e compagni; il capitano, lasciatecelo dire è un ‘mostro’ di intelligenza tattica oltre ad avere un fisico impressionante.

La gara di ieri, però, ha evidenziato ancora una volta le numerose ‘défaillances’ di un collettivo compatto solo per brevi minuti, disattento e sfilacciato invece per buona parte dell’incontro, specialmente sul 2-0, proprio quando gli interisti avrebbero dovuto controllare e gestire, parola sconosciuta dalle parti della Pinetina, il risultato di vantaggio. La carrellata di errori, da ambo le parti, ha caratterizzato la sfida di ieri sera – match mediocre (voto 5) -; passaggi sbagliati, gioco, soprattutto quello dell’Inter, lento e poco creativo, la linea mediana schierata da Stramaccioni, ossia Zanetti-Benassi, non ha saputo fare filtro né è riuscita, per discreto merito degli uomini di Pioli, a innescare Cassano e Rocchi; seppur il giovane centrocampista nerazzurro, il diciottenne spazzolato ‘pompato’ eccessivamente nei giorni addietro è riuscito di tanto in tanto a servire con palle precise il genio barese, offuscato e nervoso, forse perché non in grande condizione fisica (e si vede!).

Il cuore alla fine ha prevalso su tutto, sui problemi, sugli erroracci difensivi – Jonathan cambi sport – e sulle disattenzioni dei singoli, Silvestre e Ranocchia ne sanno qualcosa. Destino ha voluto che proprio il centralone umbro segnasse il gol della sofferta, ma meritata vittoria. Uno stacco poderoso, testata centrale e lenta a porta sguarnita. Una goduria per i tifosi, un’atroce piaga per i giornalisti attendere così tanto: centoventi minuti per concludere un ‘pezzo’, bestie! Sull’altare, banale dire Ranocchia e Palacio, Guarin e Pereira: il colombiano, autore del primo gol grazie a una bordata delle sue sotto l’incrocio, si sta dimostrando un centrocampista moderno, completo; contrasta, costruisce (qui c’è ancora da lavorare) e conclude. Magnificamente, quando può!

L’esterno uruguagio ha convinto per tenacia e spirito di sacrificio, forse da ‘mascherato’ ha una resa maggiore. Un lottatore sulla corsia esterna di sinistra, anche se in qualche modo lo si è visto correre e metter gamba in ogni zolla del campo, prendendosi botte da orbi, dal ‘simpatico’ Motta principalmente. Che sulla seconda manata al volto del ‘cipolla’ era visibilmente in malafede. Banti in quel momento cosa stava guardando! Come sottolineato nell’articolo di ieri, i centoventi minuti rischiano di pesare molto sulle gambe dei calciatori dell’Inter, soprattutto in vista dello scontro diretto in chiave Champions League contro la Roma. Stramaccioni per la supersfida di domenica sera all’Olimpico potrà contare su un gruppo di uomini ritrovati sotto il profilo caratteriale, ma dovrà anche correre ai ripari. Aggiustando e ri-equilibrando centrocampo e difesa, e possibilmente, recuperare Nagatomo e Milito (quasi impossibile).

 

Raffaele Amato

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Raffaele Amato

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