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Inter, l’ennesima figuraccia

Massimo Moratti e Marco Branca (Inter.it)

INTER, L’ENNESIMA FIGURACCIA STRAMACCIONI/ MILANO – Dall’alto potrebbero obiettare: “Eh sì, è facile ‘sparare’ a zero sulla croce rossa…”. Ma il vero problema è un altro, ormai chiaro a molti: le ultime manovre della società nerazzurra, rischiano seriamente di compromettere un’intera stagione, già non particolarmente brillante. Senza l’accesso ai preliminari di Champions League, l’Inter non potrà muoversi sul mercato come dovrebbe: ovvero, acquistando almeno cinque-sei rinforzi di spessore, di esperienza ma con un’età relativamente giovane. Un difensore, un laterale difensivo, due centrocampisti e due attaccanti.

In pratica l’ossatura di una squadra (che ora manca), falcidiata negli ultimi due anni dalle numerose scelleratezze di Moratti e i suoi dirigenti di fiducia, Marco Branca e Piero Ausilio. Esecutori, avallatori di “sì” nonché deleganti ad altri (agenti, intermdiari o al loro stesso patron) di operazioni di mercato che con il loro contributo, forse, non riuscirebbero ad andare in porto. In estate sono stati spesi moltissimi soldi, tanti per  ‘scarti’ (Pereira, Silvestre, Gargano, Mudingayi) di società meno titolate, ma evidentemente assai più lungimiranti di quella nerazzurra. A gennaio due capolavori: Rocchi, 5 apparizioni finora, e Livaja. Quest’ultimo ceduto (la metà) all’Atalanta, che ora, visto l’eccellente rendimento del croato, potrà in estate andare a batter cassa in Corso Vittorio Emanuele; e fare la voce grossa, magari trattando la sua vendita ad altri club. Oggi, la figuraccia. L’ennesima. John Carew non è stato tesserato perché fuori condizione: le visite mediche hanno evidenziato la scarsa forma dell’attaccante, non una novità per chi segue, anche da lontano, il mondo pallonaro. Il norvegese non giocava una partita da quasi un anno, da mesi esercitava tutt’altra professione: ma questo, ovviamente, la società nerazzurra lo ha scoperto soltanto oggi.

Adesso, sarà importantissimo Andrea Stramaccioni. Il tecnico nerazzurro deve reincollare i cocci, dare un ordine alle sue idee (se ci sono) e, se possibile, una chiara identità alla sua squadra. In poche parole, deve dimostrare di essere all’altezza dell’Inter. Di più: deve prendere in mano le redini del gioco, imporsi su tutto e su tutti: Moratti e dirigenti compresi. Deve fare l’allenatore, il manager, l’uomo comunicazione. Altrimenti, farà la fine dei suoi predecessori: triturati, oltre che per propri errori, dall’inefficienza e scarsa competenza della società. Che ha il ‘vizio’, il più comodo, di addossare le colpe dei propri macro-sbagli sugli allenatori. Agendo come? Licenziando loro, anziché se stessa.

 

Raffaele Amato

Raffaele Amato

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Raffaele Amato

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