INTER, PARLA CRISTIAN CHIVU / MILANO – Sei stagioni di Inter. Abbastanza per far si che cresca in testa più di un capello bianco. Chivu ha risolto così: caschetto e capello corto, look più giovanile che può, forse, nascondere l’avanzar dell’età, non i problemi della squadra nerazzurra. Che sono tanti, fin troppi: “Siamo preoccupati di una cosa: il gioco. Che non c’è – ha dichiarato il difensore nerazzurro ai microfoni di ‘Sky Sport’ -: stiamo lavorando per migliorare sotto quest’aspetto. Ma Moratti ha ragione, è giustamente arrabbiato, come d’altronde noi giocatori”. Non le manda a dire, il rumeno. Testa alta, comunque. Pensiero libero, però su due punti non transige: “Non mi piace quando molti di noi veniamo chiamati ‘senatori‘: noi siamo una squadra, mica un Parlamento. In realtà, l’Inter paga, oltre ai numerosi infortuni, i profondi cambiamenti operati nelle ultime stagioni. Non è facile ripartire da zero, neanche per coloro che sono qui da tanti anni. Dal primo all’ultimo, dobbiamo dare di più e farlo con più coraggio”.
STRAMACCIONI – L’Inter perde, i giocatori fanno figuracce, ma quello a pagare di più è sempre l’allenatore: “Capiranno tutti, prima o poi, che Stramaccioni ha fatto il meglio possibile – ha sottolineato Chivu, esonerando ‘virtualmente’ il suo allenatore -. Ovviamente, le responsabilità maggiori ricadono sempre su chi sta in panchina. Dobbiamo guardare avanti, lavorare duramente, cercando e sperando di migliorare le nostre lacune”.
TERZO POSTO – Quattro punti dal paradiso, ossia dalla Champions League: pochi ma tanti, visto l’andamento da retrocessione dopo il successo sulla Juventus: “Sono arrabbiato perché quando perdiamo noi è una tragedia, quando perdono gli altri no – ha evidenziato -. Manca coerenza nei giudizi: probabilmente, qualche altra squadra è più protetta di noi. Non molleremo, credo che la cosa principale che manchi attualmente sia il coraggio, e nel calcio la fiducia in quello che si fa è la cosa più importante”, ha concluso il poco diplomatico Chivu.
Raffaele Amato
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