INTER SOCIETA’ FUTURO / MILANO – Nessuno è incedibile, questo il leitmotif cotto e stracotto che da qualche anno devono subirsi i tifosi nerazzurri. Nessuno, ma proprio nessuno, è incedibile. Qualcosa non quadra. Anzi, tutti sono vendibili – o scaricabili in qualche modo – tranne loro: gli argentini. Per carità, straordinari campioni che han permesso all’Inter di conquistare vette planetarie. Un tempo però, quel tempo che trascorre inesorabile nel calcio: tre anni, per intenderci, nel mondo pallonaro sono un’eternità. Tanto è trascorso dagli ultimi grandi successi della squadra nerazzurra, che col passar delle stagioni ha lasciato andar via molti giocatori, campioni assoluti – come Eto’o – o comunque elementi qualitativamente superiori a quelli presenti nell’attuale rosa di Mazzarri. Dove, inspiegabilmente e allo stesso tempo, sono rimasti attaccati alla loro poltrona i vari Cambiasso e Milito, solo per citarne un paio.
Tanto che risulta difficile dare una logica spiegazione al mercato che ha programmato la società in vista della prossima stagione: quella, a detta di molti, del possibile e tanto atteso rilancio. Sull’uscio di casa, almeno in via ufficiosa, son finiti giocatori sì discontinui ma certamente di maggior prospettiva rispetto a coloro i quali la conferma alla Pinetina appare molto più che scontata, e forse anche obbligata. Parliamo di Ranocchia e Guarin, sacrificabili per rimpolpare le povere casse del club: un classe ’88 e un classe ’86, che con l’arrivo di un allenatore pratico e meticoloso come Mazzarri potrebbero ritrovare stabilità tecnico-tattica, oltre che un’integrità fisica assolutamente indispensabile per poter rendere al massimo almeno per tre-quarti di stagione.
Al contempo, però, l’Inter conferma giocatori al capolinea calcistico dopo tanti anni di splendore: Cambiasso punto fermo della mediana, Samuel della difesa. Aspettando il recupero di Milito e il ritorno di capitan Zanetti. E’ evidente, in Corso Vittorio Emanuele si progetta il futuro. Che poi, fosse solo una questione puramente tecnica. L’eventuale ‘addio e tante care cose’ ai ‘vecchietti’ argentini – quasi degli intoccabili per i tifosi quando la stagione è terminata, ‘insultabili’ invece quando l’anno sportivo è in corso – frutterebbe a ‘pantalone’ Moratti un grosso tesoretto: 9 milioni per il ‘Cuchu’, calcolando lo stipendio al lordo, 10 milioni per il ‘Principe’. Almeno 3 milioni per il ‘Muro’, fresco di rinnovo fino al 2014; gli emolumenti del capitano, prossimo ai 40 anni, restano un mistero.
La solfa che ci sentiremo raccontare sarà sempre la stessa: ‘non ci sono soldi, bisogna vendere prima di comprare’. Anziché cedere i cosiddetti migliori, per carità, il difensore umbro e il centrocampista colombiano non sono assoluti fenomeni, l’Inter dovrebbe liberarsi della zavorra senatori, i quali han fatto storia ma ormai appartengono a un passato assai lontano. Per vincere è necessario stilare una programmazione a lungo termine, non una passerella per vecchie glorie. Chiuso un ciclo, se ne apre un altro. O almeno così dovrebbe essere, in una società ambiziosa.
Raffaele Amato
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