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Inter, alla scoperta di Wellington: non basta l’impegno

Wellington ('saopaulofc.net')

INTER WELLINGTON / MILANO – Il fascino dell’esotico. Meglio, il grande appeal del brasiliano, che nella mente della maggior parte dei tifosi è quel giocatore con una tecnica calcistica sopraffina, dotato di una inventiva senza eguali. Niente di tutto questo, se parliamo di Wellington Aparecido Martins. Sì, proprio lui: mediano, per dirla alla brasiliana volante del São Paulo; ventidue anni, piede destro e gambe belle infarcite di muscoli. Media-bassa statura, poco più di un metro e settanta.

PREGI E DIFETTI – Wellington non è propriamente un ruba-palloni, come è stato semplicisticamente definito in Italia: né ama affrontare l’avversario in modo diretto. Arretra, attende la mossa del nemico prima di rispondere. Tatticamente indisciplinato, corricchia sulla mediana destra – spesso lo si può trovare anche alcuni metri fuori l’area avversaria – pur partendo da una posizione più centrale. Fa movimento, come si usa dire, ma il più delle volte senza cognizione di causa. Il suo motore si spegne e si riaccende a brevi intervalli, non ama stare al centro dell’azione – a causa della scarsa intelligenza tattica quasi sempre è nascosto fra le maglie degli avversari -, seppur sotto l’aspetto dell’impegno sia davvero inattaccabile.

IL CONFRONTOBassa qualità tecnica, come qualcuno ha detto in queste settimane somiglia un bel pizzico a Gaby Mudingayi: il belga, rispetto al verdeamarelo, è più giocatore. Si muove meno, forse perché conosce di più i propri limiti, e ha meno dinamismo, ma sa tenere alta la concentrazione sulla lunga distanza, in pratica è più capace di gestire fiato e muscoli. Wellington, anche perché ha meno esperienza – il calcio brasiliano è poi tatticamente inferiore al cospetto di quello italiano – è un selvaggio della mediana: a Mazzarri, dopo qualche mese farebbe cadere i capelli dal capo; altro che Gargano.

CONCLUSIONI – Il volante ha esordito col maglia paulista il 18 maggio di cinque anni fa, a 17 anni e 3 mesi:  un campeonato Brasileiro nel 2008 e una copa Sul-Americana nel 2012, queste le competizioni vinte con la jaqueta o Timao. Giorni fa era a un passo dal Galatasaray, che ha poi rinunciato per riportarsi a casa Felipe Melo. Mossa giusta di Terim, non a caso soprannominato l’Imperatore. L’Inter faccia altrettanto, lasci a São Paulo l’Aparecido Martins, ovvero Wellington, che non sarebbe comunque un affare né in prestito né a titolo definitivo, puntando a orizzonti e giocatori di tutt’altro calibro. Il calcio europeo non è poi così povero di buoni jogadores.

 

Raffaele Amato

Raffaele Amato

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Raffaele Amato

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