INTER IL PRIMO OBIETTIVO DI THOHIR CONQUISTARE L’INDONESIA / MILANO – E’ il primo obiettivo in cima alla sua agenda: attrarre quanti più tifosi indonesiani, pescando nell’immensità del quarto Paese più popoloso del mondo (250 milioni). Perché se è vero che il calcio italiano resta sempre una delle competizioni più belle ed affascinanti, è anche vero che gli ascolti televisivi sono sconfortanti. Ad annunciarlo è ‘La Gazzetta dello Sport’, secondo cui, dopo un’analisi effettuata, i risultati sarebbero i medesimi: la scorsa stagione l’audience media delle partite di A trasmesse in Indonesia è stata di 98.700 telespettatori contro gli 850.000 della Premier e i 337.000 della Liga. La distanza si riduce nell’audience cumulativa – 20,7 milioni per la A, 41,3 per la Premier e 30 per la Liga – ma solo grazie al fatto che sono andate in onda più gare italiane (178) che inglesi (157) o spagnole (130). Sapete quali sono stati i match più visti nel 2012-13? Milan-Palermo e Inter-Juventus (441mila spettatori). E quali sono stati gli ascolti top delle leghe concorrenti? Ben 3,1 milioni per Liverpool-Manchester United e 2,3 milioni per Real Madrid-Barcellona. Dell’Inter sono state trasmesse in Indonesia 27 partite del campionato scorso, con ascolti medi di 102mila spettatori, ma ben 21 si giocavano a notte fonda; le sei in onda a orari umani per gli indonesiani hanno fatto un’audience di 244mila. Serve molto, molto di più per rendere fruttuoso quel mercato per la nuova Inter di Thohir. Mp & Silva ha gestito l’ambizioso lancio della tv del Qatar in Indonesia. Gli sceicchi stanno conquistando l’etere e possono aiutare la A a farsi conoscere laggiù. Certo, il confronto con la Premier resta impietoso: i diritti del campionato inglese in Indonesia valgono 30 milioni a stagione, quelli del torneo italiano 1,5. È lo stesso tuttavia per Liga (1,5 milioni), Bundesliga e Ligue (500mila) e pure Champions (2 milioni) o Nba (200mila). L’effetto combinato di beIN Sport e Thohir porterà a una crescita di interesse della A in Indonesia, profetizza Silva. Ma la Lega deve imparare a sporcarsi le mani e a lavorare su più fronti per far conoscere oltre confine il marchio della A. Non basta mettere all’asta i diritti e sperare nella fortuna.
L.P
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