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Inter, Icardi: “Mazzarri stakanovista. Non sento la pressione di San Siro. E nel derby..”

Mauro Icardi (Getty Images)

INTER ICARDI MAZZARRI DERBY SAN SIRO…/ MILANO – “Parlate pure, parlate quanto volete…io penso a far gol“. Nell’esultanza della rete contro la Fiorentina, si può riassumere così l’esultanza di Mauro Icardi. Lui che, dopo una serie di infortuni, aveva legato la sua vita ai social, riscuotendo i dissensi di tifosi e non, non ha paura di mostrarsi per quello che è, del peso di San Siro e delle critiche piovutegli addosso con la vicenda Wada Nara. E’ lo stesso Icardi a raccontarsi al quotidiano ‘Il Corriere della Sera’.

Un’intervista a tutto campo che l’argentino comincia con il guadagnarsi un posto e Mazzarri: “Per me la stagione è appena iniziata. Ero partito forte, con la traversa con il Genoa e i gol con Juve e Cagliari. Pensavo che con Palacio e Milito avremmo fatto grandi cose, invece sono arrivati la pubalgia, l’intervento chirurgico, cinque mesi non facili. Adesso sto bene, riesco ad allenarmi e cerco di rendermi utile.  Dove possiamo arrivare? Non lo so e non ci penso. L’obiettivo è di arrivare il più in alto possibile, ma vivendo alla giornata. Gara dopo gara”.

Su Mazzarri: “Sicuramente un perfezionista. Non lo conoscevo, ma tutti me ne parlavano bene, soprattutto gli attaccanti che lo avevano avuto come allenatore, per la sua capacità di farli rendere al massimo. Ho capito che è così, anche se è un vero stakanovista, ma del lavoro. Con lui bisogna allenarsi e so benissimo che devo migliorare in tutto”.

I SOCIAL NETWORK, VECCHIA GUARDIA, TIFOSI, SAN SIRO – Icardi, che appartiene alla generazione che non più tardi di due giorni fa Mourinho ha censurato, perché pensa ai soldi, si guarda allo specchio anche quando chiama l’arbitro e pensa quasi soltanto a Twitter, risponde così: “A me vincere piace moltissimo; allo specchio mi guardo anch’io, ma non quando ci sono le partite e Twitter. Sì, è vero, noi giovani lo usiamo moltissimo, ma è il mondo che va su Twitter; questa è l’epoca di internet e dei social network. A noi giovani piace comunicare, pensieri, parole e foto”. La vecchia guardia, un esempio da seguire: “Per come si allenano, si impegnano e giocano sono un gruppo da seguire e dal quale imparare”.

Il tifo nerazzurro,il più caldo d’Italia: “Credo che sia stato importante il gol alla Juve, proprio sotto la curva Nord; ero entrato quattro minuti prima e ho segnato subito. Ho capito l’affetto della gente nel finale del derby, quando il mister mi ha fatto iniziare il riscaldamento: mi sono alzato dalla panchina e ho sentito gli applausi della gente. Bellissimo”.

La pressione di San Siro: “Io non sento la pressione dello stadio, anche se mi rendo conto che giocare a San Siro non è semplice”.

PARAGONE ROONEY, STACCO DI TESTA, RIGORI, NAZIONALE, THOHIR –  Intanto Aldo Serena lo paragona Rooney, come tipo di giocatore e come parabola calcistica: “Non ci ho mai pensato, ma non credo. Il mio modello è sempre stato Batistuta; mi ispiro a lui da sempre e credo di essere abbastanza simile a lui nel modo di interpretare il ruolo”.

Lo stacco di testa, marchio di fabbrica: “Credo sia un dono di natura, come si dice in questi casi. Sono sempre bravo a saltare e a colpire di testa”. Sui rigori negati: “E’ un fatto strano, soprattutto per una squadra che attacca molto, ma non tocca a me giudicare e non possiamo farci niente”.

Italia o Argentina, Icardi ha scelto già la nazionale con la quale giocare: “In Italia mi trovo benissimo, ma la mia storia è argentina. Se avessi scelto la nazionale italiana, proprio per il rispetto che meritano le nazionale e l’Italia, non sarebbe stato coerente con la mia vicenda personale e con quella della mia famiglia”.

L’effetto Thohir: “All’inizio è stata un po’ una sorpresa per tutti, visto che tutti erano ed eravamo abituati ad avere Moratti come presidente. Ma ormai la globalizzazione è entrata anche nel calcio. E l’Inter in Asia ha milioni di tifosi. Se il presidente ha scelto l’Inter, un motivo ci sarà. E adesso tocca a noi fare bene”.

Luigi Perruccio

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