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Inter, Thohir: “Tre anni per il mio progetto. Monte stipendi e nuovo stadio…”

Erick Thohir (inter.it)

INTER THOHIR / JAKARTA (Indonesia) – Seconda parte dell’intervista che Thohir ha rilasciato in quel di Jakarta a ‘La Gazzetta dello Sport’. Il presidente nerazzurro, atterrato stamane all’aeroporto Malpensa (qui le sue dichiarazioni), si è divincolato tra diritti televisivi, stadio e monte stipendi. Rivelando, per ultimo, un gustoso retroscena.

Equilibrio economico e monte stipendi
“Ho parlato spesso di modello americano non a caso, anche se spesso vengo frainteso e si pensa che intenda solo il salary cup . A proposito del quale ripeto che non c’è un tetto di 2,5 milioni a giocatore ma un limite che riguarda l’intera rosa. Resta il fatto che una società sana deve partire da un concetto molto semplice, quello dell’equilibrio tra costi e ricavi. Se incassi 100 milioni, non puoi spendere più di 50 milioni per il monte ingaggi dei giocatori, che è una delle voci più pesanti per una società, anche per la tassazione che c’è nel vostro Paese. E sarebbe sbagliato pensare che se abbassi gli ingaggi, la squadra per forza debba peggiorare. Conta il lavoro di squadra: dalla proprietà ai dirigenti, dallo staff tecnico ai giocatori. Ecco perché ogni decisione deve essere collettiva, non tra me e Fassone o tra me e Mazzarri o Ausilio”.

Serie A da esportare…
“La serie A deve capire che per competere con gli altri grandi campionati europei serve un cambio di mentalità. Ad esempio è fondamentale che ci siano delle gare di cartello programmate alle tre di pomeriggio sia il sabato che la domenica: quello è il prime time in Asia, un mercato fondamentale. Bisogna fare in fretta ad aprire gli occhi. Ne ho parlato con altri presidenti e credo sia possibile che qualcosa cambi dalla stagione 2015-16“.

Progetto triennale per l’Inter
“I tre punti fondamentali sono avere un club sano a livello finanziario, competitivo in campo ma anche con una visibilità globale. Tutti devono vederci in tv. Per questo a fine luglio andremo a fare una nuova tournée negli Stati Uniti: giocare contro squadre come Real Madrid o Manchester United è una vetrina unica. Ho anche pensato di portare la squadra in Asia, ma per arrivare in America bastano 6-7 ore, per l’Asia ne servono 12. Poi ho venduto le partite dell’Inter a un’emittente indonesiana (Indosair), che non è un mia tv. Lo stesso Moratti ha ammesso che prima del mio arrivo non era stato esplorato il mercato estero. E io posso anche portare i miei contatti in Asia e Stati Uniti. Tra due mesi partirà anche una nuova piattaforma digitale. Poi è chiaro che per triplicare i ricavi – e in proporzione anche il monte ingaggi – servono almeno due o tre anni“.

Restiamo al ‘Meazza’
“Non c’è alcun dubbio che con uno stadio di proprietà potremmo incassare tra i 20 e i 50 milioni, ma al momento le priorità sono altre. Ora stiamo lavorando per migliorare San Siro: aree dedicate alle aziende,l’idea di un ristorante, varie promozioni e uno spettacolo di intrattenimento che verrà testato nell’ultima gara interna di campionato, contro la Lazio”.

Mi voleva un’altra italiana…
“Amo tutti gli sport, ma ho capito che il vero sport globale è il calcio. Prima ho preso il DC United, ma ho sempre avuto il sogno di possedere un club europeo. In Spagna vincono sempre le stesse due squadre, in Inghilterra sono in 4-5, mentre in Germania c’è una legislazione che rende quasi impossibile un’acquisizione. Eppure tante squadre di queste leghe mi hanno cercato ed successo anche con un’altra società italiana prima dell’Inter, di cui non posso svelare il nome. Però io da sempre sono tifoso dell’Inter e quando si è aperta questa possibilità mi è sembrato un sogno. Anche perché questo club ha un brand con un grande potenziale“.

 

Raffaele Amato

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Raffaele Amato

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