QARABAG-INTER MANCINI / BAKU (Azerbaijan) – “Sono venuto qui per vincere”. Ci saremmo stupiti se Mancini avesse detto il contrario alla vigilia della sfida di Europa League col Qarabag, peraltro inutile e fastidiosa per un’Inter già qualificata ai sedicesimi. Infatti a Baku il tecnico nerazzurro si è portato con sé solo 18 giocatori – Vidic, ieri convocato, è dovuto rimanere a Milano per una sindrome influenzale -, di questi ben otto Primavera, il resto riserve o giocatori che rasentano la titolarità, tipo D’Ambrosio e M’Vila, alla ricerca di una condizione dignitosa dopo i pesanti infortuni. Mancini continua a tenere toni bassi, ma sulla crisi di risultati che hanno favorito e annacquato il suo ritorno, è certo che “nulla c’entra la condizione fisica”, apparsa scadente nel secondo tempo della gara con l’Udinese. L’Europa League resta la seconda strada, non meno tortuosa, per riacciuffare quella maledetta Champions vinta quattro anni e mezzo fa: “L’Inter di Mourinho aveva tanti campioni, mentre ora ci sono molti giovani – ha precisato in conferenza -. Adesso siamo dodicesimi in campionato, però stiamo provando a migliorare. Nella prossima stagione speriamo di raggiungere grandi traguardi”. Domani l’Inter non sarà travolta dall’effetto ‘scansamose‘, lo assicura Mancini: “Il Qarabag è una buona squadra con attaccanti forti. Noi, però, siamo venuti qui non per fare una gita bensì per vincere”. Parole che faranno piacere a Dnipro e Saint-Etienne.
Raffaele Amato
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