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Sylvinho: “Non mi aspettavo la chiamata dell’Inter”

Sylvinho alla Pinetina

INTER SYLVINHO / MILANO – Intervistato da ‘InterChannel’, Sylvinho si è soffermato sulla sua esperienza nerazzurra e sui progressi della squadra. Ecco le parole del vice di Mancini: “Questo nuovo incarico mi piace, ho fatto il calciatore per quindici anni e ho tante cose da insegnare. Stiamo riuscendo, pian piano, a trasmettere la giusta mentalità ai giocatori: devono capire che un vincente è chi tenta di migliorarsi giorno dopo giorno, non chi si accontenta di una Coppa o due. Parlare con i giocatori è importante. Ho già vissuto molte esperienze, anche in Brasile, ma questo con Roberto è un viaggio incredibile: se parla lui io sto zitto, ma quando mi dice di allenare o arbitrare mi faccio sentire. Il calcio è veloce, i concetti tattici sono sfuggevoli, bisogna che qualcuni parli con i giocatori per orientarli. Come ho conosciuto Mancini? Sono stato un suo calciatore per sei mesi al Manchester City, io mi son trasferito lì e lui era l’allenatore. Siamo rimasti in contatto anche dopo, ma non pensavo che potesse scegliermi. Quando mi ha chiamato ho aspettato la fine della Liga brasiliana per poi prendere il primo aereo. Ora siamo tanti ex calciatori, con Stankovic e Zanetti ad esempio mi trovo benissimo, passiamo molto tempo insieme, siamo tutti amici di Mancini”.

Si parla poi della condizione della squadra: “A Brunico abbiamo lavorato molto bene, lì faceva caldo mentre qui abbiamo trovato un altro clima. Ora è un po’ più difficile, ma stiamo affrontando partite importanti ed è fondamentale. Bayern Monaco, Milan e Real Madrid sono tutte avversarie molto forti, ci stiamo impegnando tanto. Bisogna essere veloci di gamba e di testa, una sola delle due cose non basta: l’intensità è tutto. Nel Barcellona c’erano un’altra mentalità e una diversa qualità tecnica, e quando si perdeva la palla si riusciva a recuperarla molto velocemente. Ora io, come anche Montoya, mi sto adattando al tatticismo perfetto italiano, che però non è niente di così complicato. E anche Montoya capisce tutto, anche se non parla ancora bene l’italiano”.

“Mi fa piacere avere la stima dei giocatori. Il mio compito non è solo parlare con i Kovacic o i Kondogbia, anzi, la parte importante è parlare con chi è giovane o con chi non trova spazio. Bisogna evitare che ci si demoralizzi. Penso di essere un po’ come un fratello maggiore, Roberto invece è il papà… (ride, ndr). La squadra sta migliorando, non so dire dove arriveremo ma penso che possiamo fare qualcosa di buono, anche perché ci resta ancora un mese di calciomercato”.

Alessandro Caltabiano

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