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Inter-Milan, Zaccheroni: “I nerazzurri hanno uno Jovetic in più”

Alberto Zaccheroni

INTER-MILAN ZACCHERONI INTERVISTA/MILANO-A 5 giorni dalla stracittadina milanese, il Guerin Sportivo ha intervistato un allenatore che ha vissuto il derby su entrambe le sponde del Naviglio: Alberto Zaccheroni. Queste le sue dichiarazioni, in merito alla sfida che si giocherà domenica sera allo stadio Meazza di Milano.
Domanda d’obbligo, un pronostico sulla squadra che, secondo il suo parere, vincerà l’incontro e lui dice: “Vedo sostanziale equilibrio. Al di là dei risultati più favorevoli all’una che non all’altra, direi che sono due cantieri aperti. Ma in generale credo che l’Inter abbia un po’ più di qualità del Milan, ha una rosa più completa”. Gli chiedono un’opinione sui nuovi acquisti e su chi pensa che potrebbe fare la differenza e lui spiega: “Nell’Inter, se riesce ad avere continuità, sicuramente Jovetic potrebbe diventare un giocatore importante. Invece al Milan non vedo al momento il giocatore che sposta gli equilibri”. Il Milan ha ripreso Balotelli e gli domandano se la mossa sia stata giusta e lui dichiara: “Non costa nulla, è giovane e ha qualità importanti. Bisogna provarci, poi se non rende lo si mette da parte. Ma un’opportunità all’inizio va data. Il calcio è fatto di occasioni da cogliere. Non si sono neanche svenati per prenderlo, quindi se va male non succede niente, se va bene hanno fatto bingo. Un’operazione che condivido in pieno, Galliani non è l’ultimo arrivato. Ho lavorato con lui tre anni ed è un ottimo dirigente”. L‘Inter ha venduto Kovacic, gli viene chiesto di immedesimarsi in un dirigente nerazzurro e gli domandano come avrebbe gestito questa situazione e lui risponde: “Dall’esterno vado in sofferenza, sono un tipo che ha come primo obiettivo quello di esaltare tutti i pregi dei giocatori a disposizione, nessuno escluso. Se non riesco a trovare una collocazione a un giocatore di talento, non ci dormo la notte. Mi piange il cuore quando vedo qualcuno che – con me o con un altro tecnico – non riesce a esprimersi, a trovare l’equilibrio e la giusta sintonia. È lì che noi allenatori perdiamo il nostro compito, bisognerebbe prima far crescere i ragazzi e solo dopo lavorare e migliorare il reparto e la squadra. Non abbiamo ancora allenato i giocatori e vogliamo già parlare di sistema di gioco?”. Gli domandano di dare un voto ai due tecnici delle milanesi e lui dice: “I tempi sono ancora prematuri per valutare i due allenatori, non seguo il calcio d’estate. È chiaro che uno potrebbe impiegare più tempo dell’altro per carburare. Lasciamoli lavorare. Io, per esempio, nel girone di ritorno sono sempre andato oltre le previsioni”. Per stare in tema gli chiedono anche un giudizio sugli altri allenatori della serie A e lui resta diplomatico dicendo: “Ci si basa soltanto sull’ultimo risultato, il carattere o la personalità. E dico che, guardando quello che ha fatto lo scorso anno, il migliore allenatore è stato decisamente Maran. Non è uno che appare spesso, guida una squadra che non ha grande seguito e molti non sanno che sta allenando in Serie A. Aggiungo anche Gasperini e lo stesso Pioli. Se fossi un dirigente o un presidente li andrei a vedere durante gli allenamenti”. Gli chiedono se ha già, come se fosse un gran premio, uno schieramento scudetto ma anche qui preferisce dire: “No, ma a livello di organico dico Juventus, Roma, Inter, Napoli e poi appaiate Milan, Lazio e Fiorentina. La Nazionale non sta passando il suo momento migliore”. Gli domandano, il motivo per cui la Nazionale è in ribasso e lui spiega: “Il problema è quello che hanno evidenziato tutti, nel nostro campionato abbiamo più stranieri che italiani. C’è meno scelta rispetto al passato e, come detto prima, si sta lavorando troppo poco sulla crescita del singolo calciatore. Abbiamo dimenticato come si marca e come ci si smarca, la tattica è questa. A livello giovanile dobbiamo fare decisamente di più, alcuni ruoli sono scoperti e il CT della Nazionale è costretto a scegliere tra pochi. E questa è solo colpa di noi allenatori perché spesso si parte dal fine, ma senza scegliere il mezzo. Siamo anche poco documentati sulle caratteristiche dei ragazzi, sul loro rendimento più o meno costante”. Ultima domanda personale, è su un possibile suo ritorno in panchina e lui risponde: “Non ho ancora deciso cosa fare da grande, ma la voglia c’è ancora. Non mi va, però, di andare tanto per andare. Se mi intriga la proposta, bene. Non parlo di progetto, perché il progetto nel calcio non esiste. Basta una singola prestazione per cambiare tutto”.

 

Luigi De-Stefani

Luigi De Stefani

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