ANALISI INTER MANCINI / MILANO – E’ vero che gli episodi sono stati decisivi, tutti a vantaggio della Fiorentina, ma le scelte tattiche di Mancini continuano – anche a distanza di ore – ad essere incomprensibili. Perché stravolgere una squadra, cambiare modulo e quindi ruolo ad alcuni giocatori, proprio nel momento in cui stava funzionando quasi tutto? Difesa a tre e non solo: Perisic tornante, Santon centrale e addirittura, almeno nell’ideale del tecnico, regista difensivo. Non capiamo, forse perché non siamo allenatori. Con queste scelte Mancini voleva sorprendere l’undici di Sousa ma ha finito per limitare la propria squadra. Non immune da colpe, anzi: sul rigore ne ha tante Handanovic ma ne ha anche Medel. Perché quel retropassaggio strampalato anziché gettarla avanti visto il pressing altissimo dei viola. Sul 2-0 di Kalinic l’Inter è troppo schiacciata, probabilmente qui c’entra anche il modulo, Kondogbia molliccio, Felipe Melo alza la gambetta invece di aggredire Ilicic per cercare di chiudergli lo specchio. Gli altri sono tutti imbabolati.
Sul terzo, quello che chiude la gara, Perisic dà ragione a noi: non può fare il Maicon della situazione, Santon – uno che ‘dorme’ spesso e volentieri – non può fare granché. E’ in ritardo, fuori posizione. La Fiorentina ha dato una lezione di calcio, ha vinto soprattutto a centrocampo. Il pressing interista non ha funzionato, Guarin da una parte e Telles dall’altra quelli che hanno sbagliato più volte i tempi d’aggressione, facendo correre tanto, e a vuoto, Icardi e Palacio, che non sono riusciti a dare un briciolo di profondità. L’Inter non è stata squadra, per colpa di Mancini e per colpa dei giocatori. Quasi nessuno escluso. Forse il primo posto ha dato alla testa, troppa euforia e scarsa concentrazione. Ieri si è visto un po’ di tutto. A Genova sarà un bel banco di prova.
Raffaele Amato
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