ZENGA SAMPDORIA-INTER / MILANO – I pregiudizi esistono anche nel calcio. Forse di più che nella vita. Di sicuro accompagnano e hanno accompagnata la carriera da allenatore di Walter Zenga, che domenica sfiderà la sua Inter per la quarta volta in carriera. Nelle precedenti tre ha sempre perso: due quando guidava il Catania, uno il Palermo. E’ un ex portiere, un po’ fuori dagli schemi, spesso esagera nelle sue esternazioni (“col Palermo punto allo scudetto” raggiunse il top) ed è stato capace di allenare solo all’estero, persino in Arabia e solo per intascare milioni senza fare nulla. Peggio ancora: è troppo interista. Non tutti, ma alcuni dei pregiudizi sul fu ‘Uomo Ragno’ possono essere considerati giudizi veri, obiettivi. Altri invece… Essi, comunque, non bastano per non considerarlo un ‘vero’ allenatore. Zenga, pur essendo Zenga, ha iniziato dal basso (dal Brera Calcio, anche se ha iniziato ad allenare negli Stati Uniti, col New York Revolution dove terminò quella di portiere), senza potenti e tentacolari raccomandazioni. Non solo, ha anche vinto più di tanti suoi colleghi collezionatori di panchine ed esoneri. Vinto dove non è facile vincere (per le pressioni e altro), specie per un allenatore straniero: un campionato con lo Steaua Bucarest, uno (più la coppa Nazionale) con la Stella Rossa di Belgrado. E’ l’unico tecnico ad aver allenato le tre maggiori squadre di Romania: National, Dinamo e, appunto, Steaua. A Catania si salvò con tre giornate d’anticipo, senza contare i buoni risultati sulla panchina dell’Al-Ain. Come tutti ha fallito, vedi a Palermo. Ma con Zamparini non è stato il solo.
Meriterebbe più rispetto e maggiore considerazione. Probabilmente, ma questo in passato, cioè quando ci sono state le possibilità, anche la panchina dell’Inter. Del resto una possibilità fu data allo sconosciuto Stramaccioni, più ruffiano di lui, anche se in nerazzurro non sarebbe mai potuto arrivare (anzi tornare) visti i rapporti non idilliaci con Moratti. Breve e finale considerazione su Zenga allenatore: non ha un modulo fisso, il suo motto è “se la vita ti dà i limoni, fai la limonata“. Per questo alla Samp ha scelto il 4-3-1-2 (4-3-3 in alternativa), cioè di seguire la strada tracciata da Mihajlovic. Con le sue idee non rivoluzionarie, pratiche.
Raffaele Amato
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