INTER BIABIANY / MILANO – Siamo tra quelli felici per il ritorno al calcio e alla vita di Jonathan Biabiany, e che non disdegnerebbero un suo maggiore impiego una volta trovata piena condizione, non tra quelli che vedono in lui (o addirittura in uno come Ljajic) la panacea di tutti i problemi di un’Inter sì ancora seconda ma ormai agguantata se non accerchiata da tutte le concorrenti per il terzo posto, almeno. Senza considerare la risalita della Juventus, otto giorni fa potenzialmente a meno undici, oggi solo a meno sei. Non capiamo come l’inserimento di un’ala di buon livello possa in un colpo solo migliorare il gioco di una squadra costruita, strutturata (e a volte schierata) per non (poter) giocare bene (non inteso come calcio spettacolo), di una squadra statica e con poche idee, che si poggia troppo sulle individualtà (la crisi di Icardi e in generale la difficoltà di segnare sono solo conseguenze) e al momento priva anche di quell’equilibrio – pure a Palermo ha dato la sensazione e non solo di poter vincere come, soprattutto, di poter perdere – servitole per ottenere il massimo di punti nelle prime cinque di campionato.
Raffaele Amato
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