ANALISI NAPOLI-INTER 0-2 / MILANO – La vittoria contro il Napoli serve all’Inter per ridarsi e ridare credibilità al proprio cammino che fin qui a dispetto di molti schizofrenici e quasi mai super partes opinionisti è stato superiore alle previsioni. La sfida del ‘San Paolo’ ci ha dato queste conferme: la prima, che Miranda più di Handanovic e Icardi (ieri in panchina) è l’assoluto punto di forza dei nerazzurri; la seconda, che i problemi sono in mezzo al campo (manca un regista o quantomeno un ‘ibrido’ alla Thiago Motta da affiancare a Medel o Kondogbia) ma soprattutto davanti, anche se i due gol sono arrivati da due punte o mezza come Jovetic e Ljajic. L’intesa tra gli attaccanti, per caratteristiche un po’ anarchici e mobili solo col pallone fra i piedi, è frammentata, discontinua. Sbagliano molto, specie l’ultimo passaggio, giocano più per sé che per la squadra: non a caso Mancini se n’è lamentato molto e non solo dopo la gara con l’Atalanta; terza, per spirito e solidità questa Inter non si perderà ma lotterà fino in fondo per almeno il terzo posto, obiettivo massimo di inizio stagione; quarta, la più importante, la differenza col Napoli è rappresentata solo da Higuain. Quinta, collegandoci a quanto successo, anzi quanto detto da Sarri (tutt’altro che criminale ma meritevole di una squalifica esemplare) a Mancini, che spesso e volentieri il mondo del calcio fa più o ugualmente schifo di altri ma che il mister interista ha fatto bene a raccontare tutto ai media. Così ha vinto due volte.
Raffaele Amato
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