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Umberto Mancini: “Tentata truffa? L’Inter è stata ingenua. Bacconi e Fassone…”

Erick Thohir e Michael Bolingbroke ©Getty Images

TENTATA TRUFFA INTER / MILANO – Al ‘Corriere della Sera’ ha parlato Umberto Mancini, l’albergatore titolare dell’omonimo Park Hotel a Roma che ha in un certo senso sventato la truffa ai danni dell’Inter: “Mi sono stati offerti (da un certo Lattanzio, ndr) 30 milioni per comprare la struttura, come potevo rifiutare? Ma quando mi hanno chiesto 12 mila euro per la mediazione mi sono insospettito e ho rifiutato. Ma se non c’era di mezzo l’Inter non iniziavo neanche a parlare con quello. Credo che la società abbia peccato di grande leggerezza, perché io ho visto documenti firmati e due persone legate al club sono venute qui“.

Lattanzio? E’ giovane, secco secco, col pizzetto, un po’ trasandato, si faceva sempre le foto con i personaggi del calcio ospiti qui, ma parlava bene, mi faceva vedere di continuo gli sms dell’emiro, in inglese e in arabo. E si è presentato con due avvocati, una donna che ho visto una volta, e un uomo con cui è arrivato su un’auto scura guidata dall’autista. Al primo appuntamento è venuto con Mario Biordi, che è un funzionario di banca, aveva una lettera dell’Inter e il cui padre è proprietario di un Bed and Breakfast, dove Lattanzio è stato un mese ospite e alla fine non ha neanche pagato il conto. I Biordi sono bravissime persone, vittime come me. Lattanzio mi spiega il progetto dell’università, mi dice che un emissario dell’Inter sarebbe venuto a fare un sopralluogo. Dopo una settimana, era una domenica, attorno alle 11 si presenta Adriano Bacconi che dà l’ok, dice che la struttura è idonea, ma non fa riferimento all’Inter“.

Che c’entra Fassone in questa storia? Io lo conoscevo già perché era stato ospite anni prima con il Napoli. Quando è arrivato mi ha detto subito che da un mese non lavorava più per l’Inter, perciò non abbiamo parlato dell’università, non so cosa ne sapesse. Ha solo fatto un accenno per dire che la struttura era bella. Lattanzio mi ha convinto così, mettendo assieme persone importanti”. Poi l’ho visto ancora, ma quando mi ha chiesto i 12 mila euro gli ho detto di no. La mattina dopo mi ha chiamato Biordi per dirmi che era scappato dal B&B. A quel punto ho avvisato subito l’Inter, via mail hanno voluto sapere tutto nei dettagli“. In quel momeno la società nerazzurra ha avuto la prova del bluff: “Mi sono pure preso gli insulti al telefono dell’avvocato. Almeno non c’ho rimesso soldi e questo posto è ancora mio”, conclude Umberto Mancini.

R.A.

Raffaele Amato

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Raffaele Amato

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