INTER COUTINHO / MILANO – Una eccellente prestazione e un gran gol all’Old Trafford, seppur con la grossa complicità mischiata a ingenuità di Varela e poi de Gea, hanno fatto ricrescere in molti interisti il ‘rimpianto’ per aver perso nel gennaio 2013 Philippe Coutinho. Allora un giocatorino con discontinui sprazzi di classe che in tre anni e mezzo a Liverpool non è diventato un fuoriclasse ai livelli di Ibrahimovic – e a salire -, Ronaldo e Messi, ma certamente un ottimo-grande giocatore che non sfigurerebbe in nessun attuale top club europeo. Ma in larga parte è un errore, almeno per chi tifa Inter, rimpiangerlo: Coutinho a Milano, all’Inter, non sarebbe mai diventato il giocatore che è oggi. L’ambiente e le pressioni non erano, non sono e non sarebbero state le ideali per il brasiliano. Troppi gli allenatori e i progetti tecnici – ammesso che ce ne sono e che ce ne siano stati – cambiati per consentire al trequartista-mezza punta classe ’92, come ai giovani in generale (a parte Balotelli, chi altro si è ‘imposto’ all’Inter?) per emergere e per affermarsi qui. Cederlo, soprattutto per propria manifesta incapacità, è stata una piccola fortuna per la società nerazzurra, che dalla vendita del suo cartellino – comprato per 4 milioni quando era ancora minorenne – incassò circa 10 milioni poi subito reinvestiti per Kovacic. E una fortuna immensa per Coutinho.
Raffaele Amato
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