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Inter, non è tutto da buttare: l’EL si può vincere, ma soltanto in un modo

Inter, Roberto Mancini ©Getty Images

INTER EUROPA LEAGUE / MILANO – Già finito l’idillio tra l’Inter e i suoi tifosi dopo la roboante vittoria sul Napoli. A pochi giorni dal successo che ha tagliato fuori gli azzurri dall’obiettivo Scudetto, i nerazzurri si ritrovano a loro volta con un pugno di mosche dopo la sconfitta con il Genoa, che di fatto preclude qualsiasi possibilità di arrivare in Champions League. La rabbia dei tifosi – compreso chi scrive – per la prestazione incolore di ieri, proprio nel giorno in cui ci si sarebbe aspettati molto più coraggio, non risparmia né i giocatori, né tantomeno Mancini, che non ha trasmesso alla squadra alcuna voglia di vincere e che se avesse potuto, i cambi li avrebbe fatti direttamente dopo il fischio finale.

“Un pugno di mosche”… o forse no?

L’anno scorso, il Genoa condannò la squadra nerazzurra ad un anno senza coppe. Quest’anno, almeno, c’è l’Europa League, ed è una grossa differenza per chi intende vedere il bicchiere mezzo pieno. L’Europa League resta una competizione importante (chi lo nega, dovrebbe dare un’occhiata alla storia recente del Siviglia) e, al momento, appare forse più adatta alla dimensione dell’Inter. Che in Champions pagherebbe qualcosa dal punto di vista dell’inesperienza e del salto di categoria, ma che passando dall’EL ha la possibilità di adattarsi gradualmente al ritorno in Europa e, perché no, anche provare a vincere. Guardando in faccia la realtà, è impossibile che questa squadra arrivi anche solo in semifinale di Champions, anche ammesso che riuscisse a qualificarsi. L’Europa League, invece, si può vincere. Il primo trofeo sollevato dal ‘Mancio’ in nerazzurro, guarda caso, fu proprio una coppa…

EL ok, ma c’è un solo modo per arrivare in fondo

Allo stesso tempo, tante, forse troppe cose dovranno cambiare perché questa Inter sia in grado di vincere qualcosa. Come è possibile arrivare fino in fondo a una competizione se basta una buona partita ad instillare nei giocatori la sensazione di essere invincibili, di esser già arrivati, di aver fatto tutto quello che serve? A dicembre, l’Inter capolista si mostrò felice e ridente alla cena di Natale con gli sponsor a poche ore dall’impegno con la Lazio, e poi sappiamo tutti come andò a finire. Stessa cosa in tante altre occasioni. Tutte le volte abbiamo assistito allo stesso ritornello: “Da ora in poi sono tutte finali, vinciamole tutte e poi vediamo“. Beh, la verità è che non le abbiamo vinte tutte, anzi, in molti casi sono arrivate sconfitte irritanti, dal Sassuolo al Genoa, passando per il Torino, e pareggi anche peggiori (qualcuno ha dimenticato i tre gol incassati col Verona?). Questo deve cambiare. La mentalità. Il senso di appagamento che conduce inevitabilmente alla sconfitta dopo qualche giorno di celebrità. Il tifoso vuole una squadra che lotti dall’inizio alla fine, mentre questa Inter ha dimostrato di essere la più forte soltanto quando tutto è compromesso (prima il campionato, poi la Coppa Italia, poi il terzo posto). Le chiacchiere stanno a zero, adesso, sono solo un fastidioso ronzio di sottofondo. Bisogna darsi da fare.

Mancini ha meriti e colpe, ma le attenuanti finiscono qui

I reali obiettivi della prossima stagione interista passeranno anche dal mercato, e appare inutile ribadire che sarà importante non smantellare la squadra. Okay, anche quest’anno siamo rimasti delusi, ma la differenza rispetto al passato è evidente: la rosa nerazzurra adesso è in continua rivalutazione, ha fatto gli acquisti giusti e non ha più l’acqua alla gola dal punto di vista finanziario (basti pensare ai salti mortali fatti per strappare Taider al Bologna per 5,5 milioni di euro nel 2013). Al di là della gestione tecnica, a volte geniale e a volte discutibile, questo è il grande merito di Roberto Mancini. Per il quale, ormai, il tempo del giudizio si avvicina a grandi passi. La stagione scorsa è andata male e sappiamo tutti perché, in questa stagione si poteva fare di più e non è stato fatto. Forse ci può stare, forse no, ormai non fa differenza. La prossima annata dovrà necessariamente essere quella del rilancio, perché difficilmente i tifosi avranno altra pazienza…

Alessandro Caltabiano

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