ICARDI INTER DE BOER / MILANO – L’Inter di Frank de Boer comincia ad essere squadra e a piacerci per atteggiamento, compattezza e capacità (sfruttando tutte le proprie qualità) di arrivare sùbito alla porta avversaria. Ma è indubbio che senza Icardi non avrebbe la stessa forza, il medesimo potenziale per chiudere le partite a proprio favore, che è la cosa che nel calcio conta di più. Lo dicono i numeri: delle 7 reti realizzate finora dalla formazione nerazzurra, ben 6 – che al momento valgono la testa della classifica capocannonieri – portano la firma del centravanti argentino, che in estate qualche folle tifoso – ma anche Thohir – avrebbe tranquillamente sbolognato al Napoli o chicchessia per una cifra che non sarebbe bastata e che non basterebbe a comprare un, tanto per fare un nome, Lukaku che però, al di là di quello che possa dire Raiola (secondo cui i suoi assistiti son tutti fenomeni), non vale assolutamente il numero 9. Per non parlare di Gabbiadini… Ma non solo: in questi mesi, riconoscendo che il lavoro di miglioramento è cominciato con Mazzarri e proseguito bene con Mancini e ora de Boer (“Mauro è il migliore in Italia”, ha detto ieri dopo il successo contro l’Empoli), Icardi è diventato un attaccante più completo, aumentando il gioco e l’intesa coi suoi compagni e sacrificandosi con maggiore continuità. Per noi, e va considerato come un grande complimento, è un Vieri decisamente più raffinato. Adesso, come centravanti d’area, si potrebbe dire che sia il migliore d’Europa, o secondo solo a Diego Costa, per vari problemi fisici meno continuo di lui negli ultimi due anni. In generale, che oggi lui è l’Inter, un’Inter che potrà lottare fino alla fine con la Roma per la Champions.
Raffaele Amato
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