ANALISI INTER POST-ROMA / MILANO – L’Inter dell’Olimpico è stata l’Inter che abbiamo visto sempre in questo inizio di stagione, eccetto l’Europa League, la sfida con la Juventus e per buoni sessanta minuti il match contro l’Empoli. Cioè una squadra che non ha problemi a creare gioco e occasioni da gol, ma che dietro soffre terribilmente, troppo per chi aspira a diventare grande. Tradotto: che nell’arco di novanta e poco più minuti dà l’impressione di poter vincere, di poter pareggiare come pure di poter perdere. Una squadra, quindi, senza il necessario equilibrio, incapace ancora – secondo noi per motivi più tecnici, ovvero di valori di giocatori, che per motivi di natura fisica o di concentrazione (che manca sempre in avvio) – di reggere le idee di Frank de Boer. L’olandese vuole sempre dominare la partita senza mai, o quasi, adattarsi all’avversario. Questo suo modo, che appartiene a molti ma non a moltissimi suoi colleghi (per la maggior parte stranieri), di intendere il calcio è affascinante ma forse per quest’Inter assai rischioso. Almeno a breve, o fino a quando non gli verranno presi quei due-tre rinforzi (il minimo: un centrale, un regista e un paio di terzini) congeniali al suo credo, a trovare un equilibrio nelle due fasi (già 13 i gol incassati). La società (ma quale delle tre?), dopo quello che ha combinato in estate, ha il dovere di credere in lui e di appoggiarlo, evitando deleteri isterismi. Intanto ci si può aggrappare a una constatazione: la Roma vista ieri, vale a dire la reale contendente al terzo posto, non sta messa meglio in quanto a compattezza ed equilibrio di squadra.
Raffaele Amato
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