INTER NEWS / MILANO – Zamorano ricorda il passato. Ospite di ‘Inter Channel’, l’ex attaccante cileno ha ripercorso per la rubrica ‘Memorabilia’ i suoi anni in nerazzurro. Queste le sue parole, colme di nostalgia: “Dopo quattro anni a Madrid avevo la necessità di cambiare, di fare qualcosa di diverso. C’è stata l’opportunità di venire in Italia, avevo offerte anche dalla Germania e dall’Olanda, ma Moratti e Suarez sono venuti di persona in Spagna per me e questo mi ha convinto. Ogni volta che torno a Milano i tifosi dell’Inter mi accolgono in maniera incredibile ancora adesso. L’arrivo di Ronaldo? C’erano lui, Vieri, Baggio. Tuttigrandi giocatori, e bisognava lottare per giocarsi il posto. Il numero 1+8? Sono stato un innovatore. Ronaldo veniva dal Mondiale del 1998, si è deciso di dargli il 9 e Mazzola mi consigliò di scegliere un numero che sommato fosse il mio 9. Ho chiesto di poter aggiungere un +, abbiamo chiesto il permesso alla federazione e così è nato quel numero strano ma che è passato alla storia”
Si parla poi di derby e della finale di Coppa Uefa del 1998, vinta dall’Inter anche grazie a una zampata di Zamorano in avvio: “Io ero un giocatore da clàsico, sentivo tanto il peso della maglia e volevo vincere tutti i derby. All’Inter bisognava dare l’anima per la maglia, per battere Milan e Juventus. Il mio gol nella finale di Parigi? Se lo sognavo, non lo sognavo così bello. Gol dopo quattro minuti, la partita si è messa subito bene e da lì abbiamo giocato in maniera perfetta. Sono stato il primo cileno a vincere una coppa internazionale, e per me è stato bellissimo. Eravamo un gruppo unito, c’erano tanti campioni ma Simoni ha creato una squadra. L’anno dopo, nei 180′ contro il Manchester United, forse siamo stati migliori degli inglesi ma ci è mancata un po’ di fortuna (lo United poi vinse la Champions, ndr). Nel girone segnai anche il classico gol dell’ex contro il Real Madrid, un po’ fortunoso, ma comunque per me bellissimo e importante”.
Chiusura dedicata a Simeone, che in futuro potrebbe essere tecnico nerazzurro: “In quella squadra Diego parlava già da allenatore, ogni giorno. Assimilava tutto quello che succedeva in campo, e oggi benissimo. Ha preso una squadra discreta come l’Atletico Madrid e ci ha vinto un campionato e due Supercoppe, giocandosi per due volte la finale di Champions”.
A.C.
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