INTER BRANCHINI RICORDA RONALDO/MILANO-L’agente Giovanni Branchini, nel ventennale del passaggio dal Barcellona all‘Inter di Luiz Nazario de Lima, meglio conosciuto come Ronaldo, è stato intervistato da calciomercato.com, per ricordare qualche aneddoto riguardante il ‘Fenomeno‘, di cui lui era il procuratore a quei tempi. Gli hanno chiesto di raccontare, quella famosa operazione di mercato da parte dell’allora presidente Moratti e lui dice: “Beh, ricordo soprattutto le tensioni di quei giorni. Per mesi e mesi abbiamo negoziato col Barcellona, convinti che avremmo potuto trovare un accordo e che quindi avremmo, come dicevano loro, blindato il contratto di Ronaldo. Invece, nonostante fino alla fine si sia lottato e sembrasse che l’accordo fosse stato trovato, così non è stato. Tanto vero che la mattina del giorno fatidico, era la vigilia della finale di Champions League di quell’anno, io avvisai Moratti del fatto che avevamo di fatto trovato l’accordo col Barcellona e che il giocatore sarebbe rimasto in catalogna. Tutti sapevano che Ronaldo dava la priorità ai Blaugrana e invece purtroppo alla fine quello che era stato detto in un primo tempo non è stato trasformato in contratto. Da lì la rottura“. Gli hanno domandato delle delucidazioni sull‘attaccante, fuori dall’ambito calcistico e lui ha spiegato: “Secondo me Ronaldo va definito con due aggettivi: intelligente e ironico. Forse il motivo per cui ha lasciato l‘Inter è perché in quell’ultima fase di carriera nerazzurra c’era poco spazio per i sorrisi. C’era una gestione più cupa, più triste. Rispetto a prima c’era meno allegria. Ma Ronaldo è sempre rimasto molto molto legato all‘Inter, anche dopo la sua partenza”. Gli hanno chiesto, che cosa c’era che non andava con il tecnico Cuper e lui ha dichiarato: “Non lo so, andrebbe chiesto a Cuper. Io credo che il rapporto non sia mai decollato del tutto, credo che Cuper avesse un’altra idea di calcio e in quel momento l’allenatore dell‘Inter, sinceramente, non mostrava nei confronti di Ronaldo una grande stima calcistica né un grande interesse. E’ andato un po’ tutto deteriorandosi con episodi spiacevoli, tipo le mezzore passate a scaldarsi a bordo campo senza poi entrare. Quelle cose che capitano quando non c’è feeling tra un allenatore e un giocatore”. Gli fanno notare che Ronaldo non era solo un campione in campo, ma anche un calciatore che sapeva trascinarsi dietro lo spogliatoio e se questa è la differenza tra essere grandi giocatori e appunto fenomeni e lui conferma: “Ha sempre voluto capire anche le cose spiacevoli da ascoltare. Questo l’ha reso veramente diverso da tutti gli altri”.
Luigi De-Stefani
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