L’analisi del successo dell’Inter in rimonta nell’ultima fase della prima metà di campionato, merito di una determinante identità di squadra
L’Inter ha chiuso la prima metà di campionato come ‘Campione d’Inverno‘, totalizzando sei vittorie consecutive in rimonta davanti a Milan e Napoli che al contrario hanno mollato un po’ la presa e perso irrimediabilmente del terreno.
Un primo segnale positivo è stato certamente dato dalla dirigenza ad inizio stagione con una mirata politica di calciomercato volta a coprire le pesanti assenze di Hakimi e Lukaku, rispetto a quanto accaduto l’anno precedente in epoca Conte. L’Inter non è mai stata di fatto tagliata fuori dalle altre pretendenti ma nelle prime partite di questa stagione il pallone, sempre giocato con qualità in quel 3-5-2 ideologicamente perfetto, non vedeva la porta. Poi però le innumerevoli occasioni sono state fatte fruttare al meglio dagli attaccanti infusi di fiducia da Inzaghi, scacciando la maledizione iniziale ed attuando una meravigliosa rimonta verso la vetta. Tanto che ancora oggi la squadra nerazzurra si conferma la migliore offensiva del campionato, con 48 reti segnate. Plauso anche al reparto difensivo con 15 reti subite, secondo soltanto al Napoli fermo momentaneamente a 13. Skriniar, Brozovic, Barella, Perisic, Lautaro e Dzeko sono le fondamenta del gruppo. Aver poi ritrovato giocatori di enorme talento come Calhanoglu, Dumfries e Sanchez ha dato un’enorme apporto in termini di fluidità di gioco e compattezza generali.
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Nel complesso, l’Inter si può definire la squadra da battere. Il tecnico Inzaghi lo ha sempre saputo, ma con estremo rigore e rispetto non lo ha mai dato a vedere. Ora spetta a lui e il suo gruppo fare la differenza anche nella seconda metà di stagione attraverso ogni difficoltà per agguantare il secondo scudetto consecutivo dopo la rinascita del ‘Biscione’ lanciata da Conte. Un compito difficile ma non impossibile, non per questa Inter.
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