Il resoconto all’atto finale della prima stagione di Simone Inzaghi sulla panchina dell’Inter tra vittorie, scivoloni ed obiettivi raggiunti
Mancano ancora due partite contro Cagliari e Sampdoria, la stagione dell’Inter non è ufficialmente conclusa. Ma indipendentemente da come andrà a finire il testa a testa di campionato col Milan, è doveroso tirar già le somme di un percorso meritevole che ha raccolto dirigenza, staff e calciatori nel cerchio di una grande, ambiziosa famiglia.
Uno degli artefici, senza ombra di dubbio, è stato Simone Inzaghi. Giunto a Milano col peso e la responsabilità di dover fare bene almeno tanto quanto aveva fatto Conte in precedenza, è riuscito sin dalle prime battute a donare grande serenità all’intero movimento nerazzurro. Perché Inzaghi è soprattutto uomo umile, oltre che un talentoso allenatore. E dall’umiltà a volte si prendono porte in faccia, altre volte nascono grandi cose. Il piacentino ex-Lazio si è sporto su di un panorama diverso da quello capitolino che lo aveva fatto sentire a casa per lunghi anni, senza scomporsi di un millimetro. Ha imposto le proprie regole senza strafare. Poche volte ha steccato colpi, ed in ogni caso se n’è reso conto da solo subito dopo ponendo i dovuti rimedi.
La sua cura delle individualità ha reso l’Inter un gruppo solido e compatto, guai a lasciar fuori un solo membro. Soprattutto con le new-entries, volti come Dumfries, Calhanoglu, Dzeko e Gosens abituati ad altri contesti. Ed anche quando le cose andavano male, anche quando la critica li soverchiava, lui è stato pronto a prendere le loro difese mantenendo i nervi saldi e mostrando il massimo della fiducia nelle loro capacità.
La sua prima stagione all’Inter ha fruttato 78 punti in classifica, Supercoppa e Coppa Italia. Chissà che non si aggiunga anche il campionato al fotofinish per un piccolo Triplete interno nel palmares, sulla scia delle leggende per diventare anch’egli una leggenda. Inzaghi ha dato tanto sinora e darà tanto anche in futuro, su questo Zhang non ha dubbi. E la speranza più grande è quella di rivedere l’Inter tra le grandi d’Europa, con l’uomo dei sogni al fianco di un gruppo atomico. Voto? 8 e mezzo. Diventerà un 10 in futuro? Può darsi.
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