Questa sera alle ore 21 allo stadio Giuseppe Meazza di Milano, scenderanno in campo Inter e Bayern Monaco per la prima giornata del gruppo C della Champions League. In vista di questo incontro nel matchday programme sul sito ufficiale nerazzurro è stato intervistato NIcolò Barella.
Il centrocampista ha esordito in questo colloquio giocando a ‘nomi, cose e città’ e ha detto che per lui la leggenda nerazzurra è Dejan Stankovic, mentre il giocatore del passato con cui si sarebbe voluto allenare è Adriano. Il compagno di stanza ideale è un Fenomeno: “Ronaldo, è stato il migliore di tutti”.
Ma entriamo nello specifico dell’intervista, perché dopo i nomi dei suoi ‘idoli’, si passa alle cose importanti della sua vita e il calciatore ha spiegato: “Nella mia carriera la determinazione è stata fondamentale, mi ha permesso di credere in quello che ero, di crescere e superare gli ostacoli. Il lavoro e il sacrificio sono state le basi quotidiane”.
Per quanto riguarda la città, la risposta appare abbastanza scontata e infatti ha dichiarato: “Le mie radici sono a Cagliari, la città dove sono nato e cresciuto. A Como ho vissuto la mia prima esperienza lontano dai miei affetti e mi è servito molto sia a livello professionale che personale per crescere e maturare, mentre Milano è il presente, il posto in cui volevo essere e mi trovo”.
Infine dagli idoli, si passa agli ‘Eroi’ e lui ha indicato due nomi, uno già menzionato, mentre l’altro è stato un esempio e ha elogiato questi due calciatori: “Ho sempre detto che Stankovic era il prototipo del giocatore che mi piaceva, nel mio percorso ha influito Daniele Conti, con la sua umiltà, il suo esempio e il suo amore per il Cagliari“.
Per concludere l’ex Cagliari, ha voluto raccontare qual è stato il suo gol più importante e ha detto: “E’ difficile scegliere un gol, il primo è stato contro lo Slavia Praga ma del secondo, quello col Verona, ho un bel ricordo perché eravamo 1-1 a 7′ dalla fine e quella rete ci ha regalato la vittoria in rimonta. Ho preso palla da De Vrij, ho puntato verso il centro e sono rientrato tirando sotto l‘incrocio. Ricordo il boato dello stadio strapieno, l’esultanza, l’abbraccio dei compagni, ho ancora i brividi se ci penso”.
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