L’esterno sinistro ha ben figurato contro il Viktoria Plzen, cresce la fiducia nei suoi confronti per prendersi la corsia
Robin Gosens è arrivato a Milano lo scorso gennaio attraverso l’accordo sul prestito con obbligo di riscatto raggiunto con i vertici dell’Atalanta. Lo scopo primario era quello di sostituire il partente Ivan Perisic, ma non sarebbe stato compito facile.
Il croato è stato infatti uno dei simboli dell’Inter degli ultimi due anni, dalla vittoria Scudetto all’avvicendamento in panchina Conte–Inzaghi culminato con Coppa Italia e Supercoppa. In più Gosens usciva da un lunghissimo infortunio che lo aveva costretto a saltare persino le prime partite in nerazzurro. Quindi il finale di stagione, la pausa estiva e tutti nuovamente in campo per la preparazione alla nuova annata. L’atteggiamento dell’esterno tedesco è sembrato subito molto propositivo agli occhi di Inzaghi e del suo staff, ma lo stato di forma non ancora eccellente per potergli garantire la supremazia sulla corsia sinistra. Quantomeno non subito.
Nelle prime due uscite di campionato, Gosens è stato impiegato a sufficienza. Giusto per fargli sentire nuovamente la sensazione degli scarpini che affondano sul manto erboso e dargli modo di carburare, riacquisire confidenza nei propri mezzi. Ma nulla di eccezionale. Poi il suo minutaggio è via via sceso, rispecchiando quella che era la strategia di Inzaghi sin dal principio: ristabilirlo nella gerarchia, a piccoli passi. Senza fretta. Perché il suo potenziale è enorme, ma va tirato fuori con parsimonia. Senza neppure considerare la Champions League: il tedesco ha sgambato per 90 minuti di fila in entrambe le partite contro Bayern Monaco e Viktoria Plzen. E contro quest’ultima ha finalmente dare un assaggio di ciò di cui è capace.
La speranza è che questo sia il punto di partenza della sua ripresa. Proprio come ai livelli dell’esperienza a Bergamo, ma sulla scia di Perisic. Così l’Inter può rendersi pericolosa non soltanto a destra con Dumfries, ma a tutto campo. Questo era il Gosens che mancava. E bando alle speculazioni sul mercato: ora è tempo di fare risultato.
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