Alla Salernitana ha segnato il secondo gol consecutivo, dopo quello del ‘Camp Nou’. Non ci era mai riuscito da quando veste la maglia dell’Inter
Se l’Inter è riuscita a risalire la corrente, il merito è anche di Nicolò Barella. Il centrocampista sardo è tornato quasi quello dei tempi migliori. Basta urla, grida ai compagni in campo al minimo errore, il classe ’97 si è ripresa sulle spalle una squadra che si era smarrita, che aveva perso coesione. Squadra di cui lui ne era l’emblema.
Oggi assistiamo a un Barella del tutto rigenerato, probabilmente anche in migliori condizioni fisiche. Più brillante, più lucido e trascinatore. Del resto in questi anni è sempre stato cuore e polmoni dell’Inter, con la quale in tre stagioni ha già vinto scudetto, Coppa Italia e Supercoppa italiana, andando a un passo dall’alzare l’Europa League. E’ in Champions, però, che sta cercando la sua consacrazione. Con Conte non ne ha avuto il tempo, mentre l’anno scorso la colpa è stata solo sua se ha dovuto saltare il doppio prestigioso incrocio col Liverpool. Il Barella irascibile, troppo istintivo: è lì che deve lavorare il 27enne nativo di Cagliari, che però al ‘Camp Nou’ ha lasciato il segno siglando il gol che ha rimesso in carreggiata l’Inter, andata poi vicina alla vittoria. Con 3 punti nelle ultime due giornate, già magari in casa col Viktoria Plzen, potrà finalmente giocarsi gli ottavi per la prima volta.
GOL E ASSIST – Ha iniziato male la sua quarta stagione interista, però con la rete alla Salernitana – la seconda consecutiva, cosa mai accadutagli da quando è a Milano – è già salito a quota 4, il massimo che raggiunse nel primo anno di Inter. E’ al pari di Dzeko, entrambi dietro a Lautaro a quota 5. Il salto di qualità, per un centrocampista, passa anche se non soprattutto dai gol. 4 sono pure gli assist, di questi uno proprio domenica.
Barella ha tutto per essere il capitano dell’Inter, alla quale un anno fa si è legato fino a giugno 2026, ma la scelta della società sembra essere ricaduta su Skriniar. Vedremo poi cosa accadrà col ritorno di Brozovic, il più ‘anziano’ in nerazzurro dei tre. Ha chance quindi di diventarlo qualora lo slovacco non rinnovasse il contratto, optando per l’addio a zero (difficile a gennaio) dopo sei stagioni. “Diventare capitano ora non mi interessa – ha comunque detto ieri sera al ‘Gran Galà del calcio’ – In squadra c’è gente che è più da tempo a Milano, che ha lottato di più e che quindi la merita maggiormente”. Barella, inserito nella Top 11 del passato campionato, si riferisce soprattutto ad Handanovic, in un certo senso ancora il capitano nonostante Onana lo abbia ormai spodestato: “Samir è un pezzo della nostra storia, ora che è ancora con noi merita di esserlo”.
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