Il tecnico nerazzurro ha preso le sue difese anche ieri sera dopo la sconfitta in Champions League contro il Bayern Monaco
Ancora una volta ha deluso le attese, mancando l’appuntamento in una partita importante come quella con il Bayern. Perché è facile entrare e far gol contro la già condannata Sampdoria, molto meno incidere – se non si è sufficientemente all’altezza – in una sfida di livello internazionale al cospetto di una delle migliori squadre al mondo.
È costato tanto, circa 30 milioni tra prestito e obbligo di riscatto, ma fin qui Joaquin Correa ha fallito su tutta la linea, tanto che è a rischio la sua convocazione al Mondiale. L’argentino ha dimostrato una grande fragilità fisica, ormai abbiamo perso il conto degli infortuni, e una personalità scadente, non all’altezza dell’Inter. Il classe ’94 è uno da Lazio, con tutto il massimo rispetto che si deve al club biancoceleste, anche se pure nella Capitale fu molto discontinuo. Un’ottima-grande partita poi zero nelle successive dieci… Ieri Inzaghi ha preso nuovamente le sue difese: “Gli attaccanti li abbiamo cercati troppo poco nel primo tempo – le sue parole in conferenza stampa – Lui e Lautaro ci hanno dato una mano per come potevano”.
Difendendo Correa, un suo ‘pupillo’, è evidente che Inzaghi difenda se stesso. Una scelta sua, una sua scommessa. A giugno, però, la dirigenza potrebbe provare a disfarsene, accettando magari anche il prestito con diritto di riscatto. Qualche pretendente c’è tra Spagna e Inghilterra. Il rischio di tale decisione è lo scoppio di uno ‘scontro’ frontale con il proprio allenatore. È così legato a Correa che potrebbe addirittura arrivare a minacciare le dimissioni, più o meno quello che fece Conte per spingere Zhang e Marotta a chiudere l’operazione Lukaku col Manchester United.
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