Tra i grandi protagonisti dell’incredibile obiettivo conquistato dagli uomini di Inzaghi c’è anche l’esterno destro, all’occorrenza centrale difensivo aggiunto
L’Inter ha vinto meritatamente anche la seconda delle due semifinali in programma contro il Milan, valevoli come porte d’accesso per la finale di Champions League ancora tutta da vivere contro la vincente dell’altro scontro conclusivo tra Real Madrid e Manchester City di scena proprio questa sera sul terreno di gioco dell’Ethiad Stadium.
Di questo grande percorso, fatto di prestazioni convincenti che hanno avuto il loro momento glorioso iniziale sin dalla fase a gironi – in un vortice complicato di partite contro due superpotenze come Bayern Monaco e Barcellona – è stato assoluto protagonista Matteo Darmian. Non si tratta di un leader, neppure di un difensore da contratto multimilionario con valore di mercato stellare. È in primis uomo rispettoso, dell’ambiente e dello staff. Mai una parola contro il tecnico Simone Inzaghi anche in occasione di tutte quelle numerose circostanze in cui è stato messo da parte, per fare spazio a un Denzel Dumfries dall’impatto mediatico nettamente maggiorato. Oltre questo, ha sempre svolto gli allenamenti con il massimo della dedizione e dell’impegno. Da vero professionista all’interno del rettangolo di gioco. Ed è stato capace di infondere tanta qualità anche nelle partite che contano, non soltanto come esterno di ruolo ma anche come difensore centrale aggiunto nella linea a tre.
Insomma, Darmian rappresenta per Inzaghi un vero jolly. E che colpo la dirigenza nerazzurra al momento della discussione sul rinnovo di contratto: l’Inter potrà godere della sua permanenza fino al giugno 2024 senza neppure grosse pretese sul monte ingaggi.
Ora è chiamato a fare gli straordinari in questo finale di stagione, non potendo schierare Milan Skriniar alle prese con l’infortunio alla schiena e ormai destinato al PSG. Certo Darmian non sarà braccetto destro a vita. La dirigenza capitanata da Giuseppe Marotta deve comunque garantire ad Inzaghi un buon ricambio di ruolo, mentre l’esterno potrà tornare a fare ciò che gli riesce meglio. Con la solita buona concentrazione che lo contraddistingue.
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