Dalla sua istituzione ai primi successi nella Prima Categoria, ripercorriamo il cammino di quella ‘strana’ Inter del 1910
Quella del 9 marzo 1908 era una giornata primaverile come tante altre per i cittadini di una fiorente Milano d’inizio secolo. Lo stesso, però, non valse per alcuni soci dissidenti del Milan, club calcistico fondato qualche anno prima da un collettivo di appassionati italo-inglesi.
Riunitisi all’interno della sala del ristorante ‘Orologio’, sito in Piazza Duomo, gli uomini decisero di gettare le basi per la fondazione di una nuova compagine calcistica meneghina che potesse includere anche giocatori stranieri. Logo e colori sociali avrebbero richiamato il nero e l’azzurro, con ricami dorati; sorretti dal concetto d’esser tutti “fratelli del mondo”.
A distanza di soli due anni dalla fondazione e dalla prima apparizione nella ‘Prima Categoria’, corrispondente alla massima serie calcistica italiana, l’Inter affrontò la stagione 1909-1910 con coraggio.
Un pizzico di fortuna data dal cambio di regolamento relativo allo slittamento di alcune delle partite stagionali alla primavera successiva aiutò la squadra di Virgilio Fossati a confezionare una striscia di undici risultati utili consecutivi, inclusiva del duplice confronto con i rivali cittadini del Milan.
L’annata poi, si concluse con un traguardo sorprendente. Che corrispose al primo titolo assoluto vinto dall’Internazionale Milano.
Al termine della sedicesima giornata della stagione 1909-1910, i nerazzurri chiusero infatti al primo posto a pari punti con la Pro Vercelli. Al fine di assegnare il titolo di Campione d’Italia, si decise di disputare una partita di spareggio poi vinta dall’Inter con il sorprendente risultato di 10-3.
Fra gli elementi più distintivi della formazione titolare dell’Inter dell’epoca vi era sicuramente il modulo scelto da Fossati: un 2-3-5 a trazione anteriore impensabile per il tipo di gioco del calcio moderno.
Piero Campelli difendeva i pali davanti al duo composto da Roberto Fronte e Alfredo Zoller, mentre a centrocampo lo stesso Fossati gestiva la manovra al fianco di Hans Jenni e Adolph Stebler. In attacco, invece, spazio a Giovanni Capra, Carlo Payer, Ernest Peterly, Ermanno Aebi e Bernard Schuler.
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