Almeno due gli aneddoti chiave del successo dello Special One sulla panchina dell’Inter nel 2010, ecco come Mou ha fatto breccia
L’Inter ha risollevato la propria reputazione fra le grandi d’Europa soltanto negli ultimi anni, grazie all’ottimo lavoro svolto dentro e fuori dal campo da colonne portanti in panchina del calibro di Antonio Conte e Simone Inzaghi.
Ciascuno dei quali, a modo proprio, ha infuso all’interno dello spogliatoio e dello spirito dei calciatori valori differenti ma parimenti importanti. Per il primo, ad esempio, contava una mentalità ferrea. Per il secondo, invece, tutto ciò che non doveva mai mancare era l’armonia del gruppo.
Con la conquista di due Scudetti e il raggiungimento di due finali di Champions League in appena tre stagioni, i nerazzurri son stati capaci di archiviare un cammino decisamente meno brillante della storia dell’Inter del decennio precedente. Fino a pareggiare, almeno nelle intenzioni, tutte le emozioni regalate dalla magica squadra del Triplete di José Mourinho.
Dell’Inter della stagione 2010 non resta nella memoria soltanto la qualità degli elementi in campo: pezzi da novanta del calcio internazionale come Maicon, Wesley Sneijder, Samuel Eto’o e Diego Milito.
Resistono piuttosto nell’immaginario collettivo anche alcuni valori infusi dallo Special One nel corso di una delle stagioni più vincenti della storia calcistica del club di Viale della Liberazione.
Si può parlare sicuramente di tenacia, determinazione, un pizzico di sana follia nell’inseguimento dei propri obiettivi. Nonché di parecchio duro lavoro. Quel tipo di approccio al lavoro che ripaga sempre, davvero indispensabile per Mourinho se si vuole arrivare sino in fondo ai propri scopi.
Lo dimostra la strigliata che l’allenatore fece ai suoi dopo la sconfitta per 2-0 rimediata nel derby contro il Milan in un’amichevole pre-ripresa delle ostilità di campionato. L’indomani di quella, di domenica, venne organizzato un allenamento punitivo e sfiancante. Così da non far calare l’attenzione. La stagione, de resto, non era affatto finita.
Oltre a questo particolare aneddoto, Mourinho ha regalato molti altri momenti di riflessione, stimolazione mentale e persuasione collettiva. Come quello che seguì la conquista dello Scudetto e della Coppa Italia, prima ancora di catapultarvisi nella notte più difficile della stagione. Ovvero quella della finale di Champions.
In occasione della cena privata che fu tenuta fra staff e calciatori per tracciare una linea su quanto svolto fino a quel momento, Mourinho disse di non avere ancora finito. Tutt’altro: sarebbe servito ogni briciolo d’energia residua in corpo per ambire alla conquista più grande. Senza distrazioni esterne.
“Non siamo stanchi, siamo affamati”, furono le parole chiave di quella sera. Parole che vennero poi ripetute a gran voce proprio qualche istante prima del fischio d’inizio della partita decisiva di coppa europea contro il Bayern Monaco al Santiago Bernabeu di Madrid.
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