INTER MAZZARRI / MILANO – L’Inter è in crisi, ma chiedere a Mazzarri di cambiare modulo, ovvero di abbandondare il 3-5-2 (o 3-5-1-1) per passare almeno alla difesa a quattro, sarebbe come chiedere a Zeman di mollare il suo 4-3-3 per un altro schema. Mazzarri è un integralista del suo modulo (e del suo tipo di calcio), coerente al pari del tecnico boemo. E mai e poi mai rinuncerà ad esso. Del resto con la difesa a tre ci ha costruito sopra un’ottima carriera e ottenuto un super stipendio, visti i tempi che corrono. Poi cambiarlo difficilmente risolverebbe tutti i problemi dell’Inter (che ne ha di tipo strutturali) e di sicuro lo snaturerebbe. Processo in parte già avvenuto da quando è a Milano: basti pensare all’utilizzo contemporaneo di due mezz’ali offensive come Kovacic ed Hernanes o all’impiego di due attaccanti puri come Osvaldo e Icardi. Infatti la sua Inter migliore resta quella con Alvarez dietro a una sola punta. Se proprio Thohir e la società (Ausilio in testa, che non impazzisce per il tecnico), volevano o vogliono che la squadra muti disposizione tattica – che non sempre equivale a migliori prestazioni e risultati, con la difesa a tre la Juventus ci ha vinto tre scudetti: quindi non ha torto chi dice che prima di un bravo allenatore c’è bisogno di grandi giocatori – allora scelgano (o avrebbero dovuto scegliere) un altro allenatore. Un non integralista, che a grandi livelli non funziona, quindi uno capace di giocare con un modulo congeniale alla rosa a sua disposizione. Conclusione: conoscendo Mazzarri, che può piacere o meno come tutti, e la voglia di cambiamento tattico del club (mai celata da Thohir), facciamo ancor più fatica a comprendere il perché sia stato rinnovato il suo contratto fino al 2016. Dando per non credibile (per non dire stupida), visti i risultati, la spiegazione di un prolungamento utile a ‘rafforzare’ la sua posizione all’interno e fuori dello spogliatoio.
Raffaele Amato
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