Natalino: “Tifo ancora l’Inter. Conservo due foto e provo spesso nostalgia, ma ormai…”

Felice Natalino (Inter.it)
Felice Natalino (Inter.it)

INTER NATALINO / MILANO – In una lunga intervista concessa al magazine ufficiale della Fifa, Felice Natalino ha raccontato lo scioccante periodo segnato dall’addio forzato al campo di calcio. Tanti rimpianti per l’ex calciatore, appena 22enne, per una carriera che gli aveva già addirittura regalato il debutto in Champions League con la maglia dell’Inter: “Nel 2012 ero già stato fermato dai medici della Federcalcio per via di un problema al cuore, una cosa durissima per me, dato che la mia carriera aveva avuto un inizio promettente. Avevo già debuttato in Serie A e Champions League e malgrado le diagnosi pensavo di essere ancora pronto dal punto di vista fisico. Poi, un mercoledì sera del febbraio 2013, il mio cuore iniziò a battere a velocità folle mentre giocavo a carte con degli amici a Lamezia. Andai subito al pronto soccorso dell’ospedale e loro provarono a rimandarmi a casa. Chiesi loro di preparare i defibrillatori, e meno male: quella notte mi ha salvato la conoscenza delle condizioni del mio cuore. Nelle tre ore successive subii dozzine di scariche elettriche perché il mio cuore non voleva saperne di fermarsi, andava a 300 battiti al minuto. Dopo tre shock, mi diedero un anestetico e quando mi risvegliai, mi ritrovai sdraiato in una clinica più grande con un pacemaker nel petto. Avevo ancora paura, però. Qualche giorno dopo arrivò un nuovo scompenso e ci vollero sei shock in dieci minuti perché il cuore rispondesse. Sembrava un film dell’orrore. Iniziarono ad esserci miglioramenti soltanto quando, a Milano, mi venne inserito un tubo in un’arteria femorale e le parti del mio cuore che causavano gli scompensi furono bruciate”.

“Quell’episodio segnò definitivamente la mia carriera e il 30 ottobre 2013 diedi l’addio al calcio. In Italia ero già bloccato, ma non mi andava neppure di rischiare la vita all’estero, anche se in alcuni campionati possono giocare anche calciatori con problemi di cuore. Le mie ambizioni sono svanite, ma l’amore per il calcio in sé è più forte che mai: quando mi hanno detto che avrei potuto giocare con gli amici, per me è stato un sollievo. Voglio continuare a vivere il mondo del calcio, ho iniziato a lavorare nell’accademia di mio padre e nel frattempo studio legge. In futuro vorrei allenare una squadra professionistica, oppure negoziare contratti con i club da agente. Sento ancora tante persone dell’Inter e anche i miei vecchi compagni, e in generale tifo ancora tantissimo la squadra. Sul muro della cucina di casa mia ci sono due foto allineate: in una avevo quattro anni e indossavo la maglia dell’Inter, nell’altra sono un vero giocatore nerazzurro. Quando la guardo provo spesso una forte nostalgia, ma la vita continua e di questo devo essere grato”.

Alessandro Caltabiano

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