Inter, Mancini può restare ma a una condizione

Roberto Mancini ©Getty Images
Roberto Mancini ©Getty Images

INTER FUTURO MANCINI / MILANO – Anche ieri, dopo un primo tempo tutto sommato positivo – o comunque meno brutto dei precedenti, specie recenti – l’Inter ha dimostrato di non esserci più soprattutto con la testa. Questa, e da almeno due mesi, è una squadra con la concentrazione a durata breve, nervosa e incapace di reagire mettendo in campo idee ancor prima che intensità. Una squadra che non funziona a partire dal manico, da Roberto Mancini. Da dicembre in poi il tecnico nerazzurro ha perso la bussola, probabilmente ha perso la tenuta di un gruppo dove non ci sono campioni, eccetto in parte Miranda che da un po’ di tempo è in condizione precaria, e dove non riesce più a incidere, semmai in senso negativo. Sarebbe però inutile cambiarlo, adesso poi per chi?

Il Prandelli di turno non risolleverebbe un’Inter che secondo noi non crede più al terzo posto, un obiettivo sempre più complicato – a maggior ragione se stasera la Fiorentina dovesse battere il Napoli – ma tutto sommato non ancora sfumato visto che alla fine del campionato mancano undici giornate. Una valutazione completa su Mancini andrà comunque fatta al termine della stagione, Champions o meno: lo jesino andrebbe confermato se Thohir potesse garantire l’acquisto di almeno due-tre grandi giocatori, quelli che in carriera, vedi i successi al Manchester City o quelli ottenuti con l’Inter morattiana, ha saputo gestire e da cui ha saputo ottenere il massimo.

Mancini è un simil Capello, un gestore più che un insegnante-allenatore che per vincere ha bisogno di calciatori di elevato spessore, come già dicemmo nei giorni in cui si materializzò il suo ritorno a Milano. Se invece le esigenze economiche del club non potranno garantire questo o quell’altro big, allora Ausilio dovrebbe imporsi su Thohir – almeno per una volta -, che almeno secondo le nostre informazioni è intenzionato a confermare Mancini a prescindere dal terzo posto, per cambiare guida tecnica. Per prendere un ‘valorizzatore‘ di risorse umane – esprimendoci come i manager moderni – con un’idea di calcio più collettiva e assai meno individualistica. Un uomo e tecnico, scontato dirlo, con personalità e pancia, sportivamente parlando, perlomeno mezza vuota.

Raffaele Amato

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