De Boer, esonero inevitabile: ma a questa Inter serve una società

De Boer, esonero inevitabile ©Getty Images
De Boer, esonero inevitabile ©Getty Images

CALCIOMERCATO INTER FUTURO DE BOER ESONERO / MILANO – Frank de Boer è relativamente colpevole per il disastroso inizio di stagione dell’Inter. Senza dubbio è, in assoluto, l’ultimo dei colpevoli, tuttavia il suo esonero – che è sicuro, l’unica incertezza è il quando: già oggi, oppure dopo la gara col Torino o nel bel mezzo della sosta? Insomma il suo destino è ormai segnato, come lo era quello di Mancini – è inevitabile. Inevitabile perché ormai i giocatori, che fiutano sempre bene l’aria che tira intorno al proprio allenatore, lo hanno abbandonato. Forse mai seguito. Persino i giocatori più importanti, come per esempio Miranda hanno fatto capire, anzi detto che la filosofia calcistica dell’olandese, cambiata nelle ultime due partite si dice proprio dietro consiglio dei cosiddetti big, non è quella giusta: “Sarebbe meglio giocare con la difesa più bassa, come l’anno scorso. Così prendevamo meno gol riuscendo spesso a vincere segnando un solo gol“, grossomodo le parole del brasiliano prima del match con l’Atalanta, parole pronunciate da uno dei leader della squadra e che evidentemente sono un chiaro messaggio di sfiducia a de Boer. Purtroppo frastornato e insicuro oltre che incapace di cambiare la rotta. Ha pagato, paga e pagherà l’inesistenza di una società, oggi perlopiù composta da figuranti (Ausilio, Zanetti e Gardini su tutti) che non decidono nulla, lasciati soli da una (nuova) proprietà assente che finora ha fatto fare le scelte più importanti a un presidente (Thohir) incompetente calcisticamente e con la valigia in mano (dopo aver fatto un ottimo affare comprando e rivendendo la maggioranza del club) e a Kia Joorabchian, un affarista che (giustamente) pensa a fare i suoi interessi, non certo quelli dell’Inter.

Il problema principale dell’Inter è proprio questo, la mancanza di una società: è giunto il momento (non da ieri) di cacciare i mercanti dal tempio e di creare una struttura societaria operativa (mancano un grande dg e un presidente in grado di rappresentare in tutto e per tutto l’Inter) e con pieni poteri almeno per la parte sportiva. Con le ‘condizioni’ attuali fallirebbe chiunque, non solo de Boer che comunque era tra i peggiori – visto che proveniva da un calcio lontano, completamente differente da quello italiano – che si potesse prendere l’8 agosto, cioè dodici giorni prima l’inizio del campionato. Una scelta che solo affaristi e dilettanti allo sbaraglio, nell’Inter regnano entrambi, potevano prendere.

Raffaele Amato

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