I parigini sono riusciti a trasformarsi: i vecchi difetti (l’assenza di coesione, lo squilibrio tattico) sono stati risolti dal lavoro dell’allenatore
Luis Enrique ha migliorato il PSG in tutte le zone del campo. Il suo 4-3-3 fluido è uno schema brillante ma anche solido… Il gioco non si sviluppa solo attraverso le qualità dei singoli. I les Parisiens sonno costruire dal basso (Enrique è riuscito a rendere Gigio Donnarumma un portiere utile anche con i piedi), facendo giocare anche i difensori centrali, sanno proporre gioco sulle fasce e centralmente.
La costruzione è costante e totale. Spesso i centrali difensivi attirano la pressione avversaria e poi scaricano la palla sulle fasce. Altre volte, l’azione parte da un recupero alto dei centrocampisti. Dà lì, grazie al lavoro di Ruiz e Vitinha al centro, il gioco si può sviluppare o sulla trequarti o sugli esterni, con Dembélé, Barcola, Kvara e Doué capaci di arrivare in porta con due tocchi.
Il PSG gioca bene il pallone: lo fa sempre con velocità, con precisione. La squadra ha un possesso medio superiore al 60%, una delle percentuali più alte fra i maggiori campionati europei. E fa impressione anche la percentuale dei passaggi precisi. La media è dell’89%, quindi superiore a quella dell’Inter, che si attesta sotto l’85%. E nell’ultima stagione i francesi sembrano essere migliorati tantissimo pure nel recupero veloce della palla. I rossoblu aggrediscono alto e recuperano tantissimi palloni nella metà campo avversaria.
Di certo, la squadra di Luis Enrique è riuscita a diventare più compatta, ma si troverà di fronte un undici avversario che fa della solidità il suo punto forte. I francesi restano una formazione a vocazione offensiva, mentre l’Inter, pur essendo votata alla fluidità, sa essere più organizzata e pragmatica. Tatticamente, è sbagliato pensare che il PSG sia avvantaggiato. La differenza fra Inter e Paris Saint-Germain si nota soprattutto altrove. E cioè nella qualità tecnica individuale degli interpreti.
Più dribbling, più tiri e più goal: le statistiche del PSG
Luis Enrique può contate su giocatori di grandissimo talento, soprattutto a livello offensivo. In un attimo, gli attaccanti sono capaci di saltare l’uomo e creare occasioni da goal. Barcola è uno che ha sempre pronta la giocata da campione. Dembélé può far goal da ogni posizione e inventarsi l’assist dal nulla. Kvaratskhelia, lo conosciamo: è devastante nell’uno contro uno. Doué è una scheggia impazzita.
L’Inter soffre giocatori del genere. Anche se è quasi sempre riuscita a neutralizzare il georgiano quando giocava nel Napoli. Ed è anche vero che l’ex azzurro è imprevedibile… Potrebbe essere in giornata no e non riuscire a incidere. La qualità, a ogni modo, è anche sulle fasce e a centrocampo. Di Hakimi c’è poco da dire. Vitinha e Fabian Ruiz sono giocatori di alto livello che possono dominare a centrocampo.
Il Paris Saint-Germain ha segnato 132 reti in tutte le competizioni. Il miglior marcatore della squadra è stato Ousmane Dembélé, con 32 goal. L’Inter ha segnato 118 goal (con Lautaro goleador, con 29 reti). Certo, la Ligue 1 non è un campionato complicato come la Serie A. Quindi consideriamo solo la Champions… In Europa, i francesi hanno segnato 27 goal. L’Inter 22. I dribbling riusciti a partita per il PSG sono 9,2 in media a partita. Per i nerazzurri 6,8. I tiri in porta per gara dei francesi sono 6,5. Quelli dell’Inter 5.
Hakimi ha detto di invidiare a Denzel Dumfries i tanti goal segnati. Considerando gli esterni, però, i francesi hanno segnato molto di più (18 goal, contro i 9 dell’Inter). Anche gli assist arrivati dagli esterni esprimono un primato per i francesi (14 a 7).
Oggi il PSG propone un calcio bello e innovativo, con i terzini che si sostituiscono agli attaccanti esterni, un attacco fatto di tre numeri 10 che non danno mai riferimenti… È una squadra che corre e che ragiona. Fisicamente è al top. L’Inter, invece, è in calo da marzo.
I difetti dei rossoblu
Il punto debole dei francesi sta nella leziosità dei centrocampisti. L’Inter dovrà cercare di sovrastare atleticamente Ruiz, superandolo in velocità o con i contrasti. Dovrà poi cercare di sfruttare la poca copertura che Enrique prevede nel suo schema di gioco. Sia Donnarumma che i due centrali (Marquinhos e Pacho) possono soffrire la pressione alta. Attenzione, però: i parigini sono più attenti e quadrati del Barcellona. Meno presuntuosi…
In Champions, il PSG ha subito 14 goal. L’Inter solo 9. Di questi 14 goal, 5 sono nati da errori difensivi. Tutto dipende dalle prestazioni di Calhanoglu e Barella: i due centrocampisti dovranno inventare gioco e al contempo comprire. E non sarà facile.
Il centrocampo e la difesa del PSG potrebbero poi avere difficoltà nei duelli aerei. E come contro il Barcellona, potrebbe funzionare l’idea di sfruttare il contropiede: superato il pressing iniziale, si può far male alla difesa alta. Occhio alle perse nella metà campo avversaria: il PSG, in tutte le competizioni, ne perde 12 a partita. Colpire in ripartenza potrebbe dunque essere una strategia utile per Inzaghi.
Ma va ribadito: il PSG non è il Barça: Enrique non è mai stato un coach supponente o un talebano del tiki-taka. Ha capito da tempo che non conviene rischiare di lasciare troppi spazi dietro. E in finale di Champions organizzerà la difesa con maggiore cura del solito.